Finisce a pernacchie. Com'era da immaginarselo. Con Matteo Renzi che, dopo aver dato lezioni di educazione civica, detta ai grillini cinque condizioni per riformare la legge elettorale. "Il Democratellum - spiega alla delegazione stellata - non solo non garantisce la governabilità, ma ha per di più un sistema di preferenze che ricorda le nomination del Grande Fratello". Le trattative, però, non sono chiuse. Il Pd è disposto ad accettare le preferenze a patto che i grillini cedano sulla governabilità.
Tocca a Luigi Di Maio dare il via al vertice tra Cinque Stelle e democrat sulla legge elettorale al quale, all'ultimo momento, decide di prendere parte anche il presidente del Consiglio. Dopo un breve preambolo il vicepresidente della Camera cede la parola al deputato pentastellato Danilo Toninelli per illustrare il Democratellum. Lo streaming appare come un pigro confronto più attento a quello che possono pensare gli internauti piuttosto che trovare una vera intesa. Anche perché bastano le prime, calibrate schermaglie per capire che i contatti sono minimi. Da una parte il grillino Danilo Toninelli che boccia la riforma sottoscritta da Renzi e Berlusconi: "Abbiamo paura che possa capitare con l’Italicum quello che è capitato col Porcellum: pensiamo che Italia non si possa permettere una crisi istituzionale di otto anni come è capitato col Porcellum". Dall'altra lo stesso Renzi che stoppa la proposta avanzata dagli stellati: "Il Democratellum è molto interessante sotto tanti aspetti ma gravemente deficitario sotto il profilo della governabilità". Quel poco di pepe all'incontro trasmesso in streaming ce lo mette proprio il premier che decide di partecipare all'incontro solo all'ultimo momento.
Scrivere le regole insieme, insomma, non sembra poi così semplice. A partire dalle anti preferenze che, nell'immaginifico mondo grillino, tolgono voti ai partiti a botte di meno-un-decimo. Un sistema che a Renzi "ricorda più la nomination del Grande Fratello" che un sistema elettorale serio. Tutt'altro discorso per quanto riguarda le preferenze. "Non abbiamo problema con le preferenze...", dice Renzi facendo notare, tra un sorrisetto e l'altro, il caso del Nord Est dove il primo degli eletti stellati ha preso 30mila voti mentre Alessandra Moretti (presente al confronto) 230mila. Sulla governabilità, però, il Pd non è disposto a mollare di un millimetro: "È assolutamente fondamentale che chi vince le elezioni il giorno dopo governi". E su questo punto cala l'asso, una sorta di do ut des per ingolosire la pletora grillina: "Siete disponibili a introdurre nella legge elettorale un elemento di ballottaggio che consenta di stabilire chi ha vinto al primo o secondo turno?". Un sistema teso a evitare "inciuci e larghe intese" e che, per questo, trova d'accordo anche i Cinque Stelle. "Il Porcellum non faceva altro che creare quella fretta di vincere - spiega Di Maio - dobbiamo fare una legge che permetta la governabilità ma che non crei le ammucchiate".
Il confronto tra Pd e M5S è solo all'inizio. Renzi lascia l'incontro ponendo cinque condizioni: governabilità, certezza di chi vince, riduzione dei collegi, nulla osta della Corte costituzionale alla nuova legge elettorale e dialogo sulle altre riforme costituzionali. Proposte che, entro fine mese, finiranno sul sito di Beppe Grillo perché gli attivisti stellati possano votarle.
Una cosa è certa: dovranno essere i grillini a fare un passo verso l'Italicum, e non viceversa, se vogliono partecipare alla stesura della nuova legge elettorale. D'altra parte, all'interno del Pd, il Democratellum scritto da Toninelli è già stato ribattezzato Grande Fratellum e Complicatellum. Non certo un'ottima base da cui partire.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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