Milano- Lo arresteranno e lo metteranno in carcere. Non per fargli espiare la condanna dei diritti tv, e nemmeno - quando dovesse diventare definitiva - quella per il caso Ruby. In veste di condannato, paradossalmente, Silvio Berlusconi ha più vie di fuga che da semplice cittadino: arresti domiciliari, affidamento ai servizi sociali, grazia, eccetera. Invece è da nuove indagini preliminari che rischia di piombargli addosso la tegola del mandato di cattura. Finora a proteggerlo è la Costituzione, che impedisce l'arresto dei parlamentari senza l'okay della Camera di appartenenza. Ma il giorno stesso della sua decadenza dal Senato il Cavaliere si ritroverebbe come una tartaruga senza carapace, alla mercé del primo ordine di custodia chiesto da un pubblico ministero.
Se vengono interpretati alla luce di questo esito, gli incastri del calendario di questo inizio d'autunno hanno una sorta di perfezione geometrica. Certo, possono essere letti come l'affollarsi casuale di scadenze inevitabili, il rendiconto di una carriera imprenditoriale e politica che per i giudici è anche una carriera criminale. Ma è certo che se il piano dell'attacco al Cavaliere fosse stato pianificato, non sarebbe potuto venire meglio. In fondo potrebbe farne anche parte la sentenza di ieri della Cassazione, che colpisce Berlusconi sul fronte delle tenuta economica. Ma il vero gancio al fegato è previsto per la fine di questa settimana: quando il tribunale di Milano che ha processato e condannato Berlusconi per concussione e prostituzione minorile depositerà - a meno che i giudici non chiedano una proroga - le motivazioni della sentenza Ruby. Sentenza che si annuncia densa di giudizi pesanti sulle abitudini pubbliche e private di Berlusconi.
Ma non è il clamore mediatico a dover preoccupare l'ex premier. Con il deposito si aprirà formalmente la strada per la incriminazione di tutti i testimoni che per il tribunale sono venuti in aula a dire il falso per salvare Berlusconi. Come la poliziotta Giorgia Iafrate, come il giornalista Carlo Rossella, e soprattutto come le Olgettine, le ragazze che hanno negato un lato porno delle feste di Arcore. Tutti testimoni falsi, secondo il tribunale. Dalla loro incriminazione scatterà l'inchiesta che ha già un nome in codice, «Ruby 3». Se la Procura sceglierà un avvio soft, all'inizio indagherà le ragazze «solo» per falsa testimonianza. Ma l'accusa vera che i pm faranno scattare è quella, assai più pesante, di corruzione in atti giudiziari. Il prezzo della corruzione? I soldi che Berlusconi ha versato alle ragazze mese per mese, dall'esplosione dello scandalo, ufficialmente per aiutarle a tirare avanti. Quindi anche Berlusconi verrà inquisito. Se non subito, lo sarà quando - a metà ottobre - verranno depositate anche le motivazioni ancora più dure del processo Ruby 2, dove il giudice Annamaria Gatto chiederà l'incriminazione, oltre che del Cavaliere, anche dei suoi difensori Ghedini e Longo. E davanti a un reato come la corruzione giudiziaria, ben pochi giudici direbbero di no ad una richiesta di arresto.
E uno scenario analogo potrebbe presentarsi a Napoli, dove - ed è un altro tassello del mosaico di questi giorni - il 23 ottobre è fissata l'udienza preliminare a carico di Berlusconi per la presunta compravendita di parlamentari. È ben vero che qui il Cavaliere ha dalla sua una ordinanza favorevole del gip, e che ad indagine chiusa sarebbe difficile motivare il suo arresto. Ma anche qui c'è un fascicolo nuovo, che riguarda le offerte a De Gregorio per addomesticare la sua versione: ma anche, secondo alcune indiscrezioni, uno scenario di voti di scambio e di rapporti con la camorra su cui sta scavando il pool antimafia della Procura napoletana.
Certo, per mandarlo in galera serve che Berlusconi non sia più senatore. Ma per questo, se anche riuscisse a schivare la legge Severino, c'è il nuovo processo fissato a Milano per il 19 ottobre, che tornerà ad infliggergli l'interdizione dai pubblici uffici.
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