Roma - Per aprire un supermercato a La Spezia ha combattuto vent'anni, tra ricorsi e controricorsi, ma alla fine ce l'ha fatta, unico negozio Esselunga in tutta la Liguria dove la grande distribuzione - e non solo - è dominata dal potere Coop. Su Genova la lotta è altrettanto dura, ma Bernardo Caprotti, mitico fondatore della catena di supermarket milanesi e accusatore del sistema Falce e carrello (titolo di un suo libro), è un osso duro, durissimo: «A Genova non siamo mai sbarcati perché ce l'ha sempre impedito Coop Liguria. L'accesso in Liguria è difficilissimo perché la Regione è dominata dalle forze progressiste. Ma io non mollo, voglio sbarcare in via Piave e nell'ex area Cognitex», zona porto di Genova. Ecco, su quest'ultimo progetto Caprotti è in attesa della sentenza del Tar ligure, prevista entro un mese, dopo uno scherzetto a cui il gruppo milanese ha fatto il callo. Siccome per aprire un supermercato chi ha l'ultima parola è il Comune, cioè la politica, succede che nelle amministrazioni Pd (o ex Ds) le Coop (i cui vertici hanno spesso le porte girevoli col partito) abbiano una corsia preferenziale, mentre il patron di Esselunga debba fare lo slalom tra sgambetti e cavilli.
La domanda per aprire a Genova risale a 3 anni fa, e mentre in via Piave Esselunga paga già gli affitti degli spazi mentre è ancora in attesa dei via libera urbanistici dal Comune, per l'altro progetto, quello in zona porto, la beffa è ancora peggio. Nel 2010 il Comune di Genova, allora guidato dal sindaco Pd Marta Vincenzi, respinge la sua domanda perché l'intervento previsto - un supermercato di 2.900 mq - viene giudicato troppo invasivo. Peccato che subito dopo l'amministrazione piddina approva un secondo progetto altrettanto faraonico, a poche centinaia di metri di distanza, con due strutture di vendita da 2.500 mq. Ma presentato da chi? Da Talea Spa, braccio immobiliare di Coop Liguria, dominus della grande distribuzione da Levante a Ponente, in un intreccio inestricabile di affari, partito e amministrazione pubblica.
E anche banche, che finanziano poi le opere autorizzate dalle giunte monocolore. Il grande nemico di Caprotti in Liguria è stato Bruno Cordazzo, storico presidente di Coop Liguria e anche consigliere di Banca Carige, la prima banca ligure. E chi siede a tutt'oggi nel Cda di Carige? Il rag. Remo Checconi, che altri non è che il presidente onorario e consigliere di Coop Liguria. Dura scontrarsi con questi poteri, che però ribattono a Caprotti di «condurre una rozza politica commerciale volta a colpire la nostra reputazione, a farci perdere visibilità» (dice il presidente delle Coop liguri, Francesco Berardini). Il monopolio delle coop, peraltro, non ha effetti benefici sui prezzi, che calano quando c'è concorrenza tra più offerte. E infatti, ha segnalato l'Adiconsum e Altroconsumo, nell'area di La Spezia, dov'è aperto l'unico Esselunga rivale, i prezzi si sono abbassati del 17% rispetto alla media ligure.
In Liguria il sistema è collaudato, non solo nella grande distribuzione. I grandi appalti per la riqualificazione urbanistica sono andati a Coop Liguria, ma anche a Coopsette (colosso reggiano) e Abitcoop per le costruzioni. «L'asse con il Pd e il rapporto consolidato con il governatore Burlando - scrive il Sole24Ore - hanno spianato la strada alle coop, che godono di corsie preferenziali negli iter autorizzativi e acquistano aree industriali dismesse che riconvertono in città mercato con alberghi, grattacieli, sale cinematografiche». Business monumentali come il Bentley, hotel a cinque stelle di Genova costruito dalla Coopsette, ricavato nell'edificio che ospitava la sede dell'Ilva. Le battaglie legali sono lunghe, estenuanti, ma possono avere esiti sorprendenti. In Emilia Romagna, altro feudo delle coop, Caprotti ha osato sfidare il sistema e ha rischiato di rimetterci 24 miliari di lire, per un terreno comprato e poi reso inutilizzabile da una triangolazione tra Comune di Modena (targato Pd) e Coop estense, interessata a farci un supermercato, ma ancor più a non far arrivare Esselunga. Ebbene, dopo un ricorso di Caprotti l'Antitrust ha condannato Coop estense a una multa di 4,6 milioni di euro. Una vittoria, anche se la battaglia legale non è finita, perché il Tar del Lazio ha accolto il controricorso della Coop e ha sospeso - per ora - il risarcimento.
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