Scandali dall'Emilia alla Calabria Pd scosso da inchieste e arresti

Bologna indagati i vertici della Provincia, a Cosenza due consiglieri ai domiciliari. A Torino Fassino sotto attacco: "Ha svenduto agli Agnelli una mega-area pubblica"

Scandali dall'Emilia alla Calabria Pd scosso da inchieste e arresti

Roma - Venti di burrasca giudiziaria si abbattono sul Pd a una manciata di giorni dalle primarie, e soffiano anche su quell'Emilia dove i bersaniani avevano appena finito di sospirare per l'assoluzione del presidente regionale Vasco Errani, fedelissimo del segretario. Nei guai, stavolta, finisce Beatrice Draghetti, presidente della Provincia di Bologna, indagata insieme al suo vicepresidente Giacomo Venturi e all'ex assessore al Bilancio Maria Chiusoli. Indagati anche l'ex sindaco di Bologna, Flavio Delbono, e l'ex assessore comunale al Bilancio Villiam Rossi. Tutti, secondo i pm, responsabili di abuso d'ufficio in concorso «per aver procurato al Consorzio cooperative costruzioni (Ccc) un rilevante vantaggio patrimoniale», relativamente a un appalto pubblico da 90 milioni di euro. Gli amministratori del Pd sono accusati di aver permesso alla coop di incassare i finanziamenti per progettare e realizzare il people mover, monorotaia che collegherà stazione e aeroporto, trasferendo il «rischio d'impresa» all'agenzia di trasporto pubblico bolognese, l'Atc. Ma se in Emilia piovono magagne giudiziarie sul partito di Bersani, il tempo è grigio anche in Calabria. A Cosenza ieri sono stati arrestati dalla Dia due consiglieri provinciali del Pd: l'ex sindaco di Rende Umberto Bernaudo e l'ex assessore ai lavori pubblici dello stesso comune Pietro Ruffolo, quest'ultimo già indagato e arrestato nel 2010 nell'ambito di un'altra indagine per la quale, rinviato a giudizio, ha scelto di «autosospendersi» da assessore provinciale. I due esponenti del Pd - considerati vicinissimi al capogruppo regionale del partito, Sandro Principe - secondo la Dda di Catanzaro avevano finanziato e poi capitalizzato con 8 milioni di euro una cooperativa di servizi per «garantire occupazione e pagamento di uno stipendio mensile a soggetti legati da vincoli di parentela o contiguità a esponenti apicali del clan Lanzino». In pratica la coop Rende 2000, ribattezzata Rende Servizi dopo essere divenuta a partecipazione comunale grazie ai due politici e a 8 milioni di fondi pubblici, assicurava uno stipendio al luogotenente del clan, Michele Di Puppo, allo stesso boss della 'ndrangheta Ettore Lanzino e ad altre persone affiliate o vicine all'associazione mafiosa, in cambio dell'appoggio elettorale in occasione delle consultazioni del 2009, vinte appunto dal centrosinistra. A incastrare i due esponenti del Pd una serie di intercettazioni telefoniche dalle quali è emerso anche «l'utilizzo dei dipendenti (della cooperativa, ndr) per lo svolgimento della campagna elettorale di Bernaudo e Ruffolo». Per il gip, che ha escluso l'aggravante del metodo mafioso (la Dda ha impugnato il provvedimento) «l'unica funzione economica» della coop era «assicurare una retribuzione» ai dipendenti vicini al clan Lanzino.
Intanto a Torino Piero Fassino è al centro di una polemica, priva al momento di risvolti giudiziari, per la cessione in concessione alla Exor di John Elkann dei 180mila metri quadri della Cascina Continassa per 10,5 milioni di euro, 0,58 euro al metro quadrato.

L'area, attigua al nuovo stadio della Juve, dovrebbe diventare il centro d'allenamento della squadra, ma sono previsti anche 33mila metri quadri di metrature destinate all'edilizia: cinema, centro benessere, hotel e case di lusso. Ma il via libera in aula è stato travagliato: tre consiglieri del Pd si sono astenuti, uno ha votato contro. E Oscar Giannino, torinista oltre che giornalista, ha urlato allo scandalo: «Regalo immondo».

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