Nervi tesissimi alla procura di Milano. È in atto un braccio di ferro senza precedenti tra il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati e il "suo" vice Alfredo Robledo. Al centro di questa lotta tra bande c'è l'indiscusso strapotere di Magistratura democratica. Robledo ha, infatti, denunciato al Consiglio superiore della magistratura una serie di "non più episodici comportamenti" con i quali Bruti Liberati "ha turbato e turba la regolarità e la normale conduzione dell’ufficio" svuotando il pool anticorruzione. Una denuncia politica per mettere in dubbio la tentacolare gestione di quella magistratura rossa che negli ultimi anni ha messo le mani su fascicoli scottanti come il Rubygate e il fallimento dell'ospedale San Raffaele.
Alla procura di Milano non si era mai visto uno scontro tanto duro. Come riporta il Corriere della Sera, Robledo ha denunciato al Csm Bruti Liberato accusandolo di violare "i criteri di organizzazione vigenti nell'ufficio sulla competenza interna" assegnando i fascicoli più delicati agli aggiunti Ilda Bocassini e Francesco Greco. Dal Rubygate, che il 14 gennaio 2011 portò all'iscrizione di Silvio Berlusconi nel registro degli indagati per concussione e prostituzione minorile, al fallimento dell'ospedale San Raffaele, che dall'accusa di bancarotta a Pierangelo Daccò è finito nel processo per corruzione all'allora presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. E ancora: l'asta Sea-Comune di Milano che, dopo l'intercettazione di Vito Gamberale, aveva fatto ipotizzare ai pm di Firenze un bando su misura per il fondo F2I. Al punto che Robledo, con un’ iniziativa senza precedenti nella procura che fu di Borrelli e D’Ambrosio, giunge a denunciare l’asserita "violazione dei criteri di organizzazione vigenti nell’ufficio sulla competenza interna" al Csm.
Dietro alla denuncia di Robledo, che accusa il capo di aver svuotato il pool reati contro la pubblica amministrazione, c'è uno scontro durissimo tra correnti. O meglio: tra chi ne fa partee chi, invece, vorrebbe combatterle. "Le correnti della magistratura sono diventate soffocanti - aveva denunciato il viceprocruratore capo in una intervista all'Espresso - al di là delle buone intenzioni di tanti giudici onesti e capaci, hanno esaurito la loro spinta propulsiva alla partecipazione. Oggi purtroppo la struttura preponderante è una macchina da nomine. In una società liquida, in piena crisi di valori, servirebbe una nuova idea di giustizia".
Basta dare un'occhiata ai fascicoli costestati a Bruti Liberati per capire che alla procura di Milano la gestione delle inchieste è prettamente politica. Adesso la parola passa al Csm di Michele Vietti. Che subito ha messo le mani avanti: "Al Consiglio non risulta pervenuto, allo stato, nessun esposto".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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