Lo scudo di Monti: "Il Paese reagirà"

Il caso Napolitano è un sisma che spacca la politica italiana in almeno tre fronti: quelli che vedono nella vicenda un attacco alle istituzioni e al Paese; quelli che ne fanno una questione di regole; e quelli che invece non mollano l'osso e vogliono andare in fondo alla faccenda. Naturalmente il primo difensore del capo dello Stato è Mario Monti, di cui Napolitano è garante e secondo alcuni addirittura suggeritore

Roma - Il caso Napolitano è un sisma che spacca la politica italiana in almeno tre fronti: quelli che vedono nella vicenda un attacco alle istituzioni e al Paese; quelli che ne fanno una questione di regole; e quelli che invece non mollano l'osso e vogliono andare in fondo alla faccenda. Naturalmente il primo difensore del capo dello Stato è Mario Monti, di cui Napolitano è garante e secondo alcuni addirittura suggeritore. Monti chiama al telefono Napolitano e poi batte una nota in cui parla di «strumentale attacco contro la personalità che costituisce il riferimento essenziale e più autorevole per tutte le istituzioni e i cittadini». «Ci si deve opporre - prosegue la nota - a ogni tentativo di destabilizzazione del Paese, inteso a minare in radice la sua credibilità. Il Paese saprà reagire a difesa dei valori costituzionali incarnati in modo esemplare dal presidente Napolitano e dal suo impegno instancabile al servizio esclusivo della nazione e del suo prestigio nella comunità internazionale».
Al premier si accodano altri membri dell'esecutivo come il ministro della Giustizia Paola Severino, secondo cui il capo dello Stato «subisce l'ennesima campagna di insinuazioni e sospetti». Difende Napolitano anche il Pd, con il segretario Pier Luigi Bersani a minimizzare («manovre torbide che finiranno nel nulla») e Walter Veltroni a drammatizzare («i tentativi di avvelenare il clima attorno al presidente Napolitano sono gravissimi e spregevoli»). E naturalmente nella trincea quirinalizia c'è con l'elmetto in testa l'Udc, con Pier Ferdinando Casini che così sbeffeggia coloro che attaccano Napolitano: «Solo chi ha una conoscenza molto superficiale del presidente Napolitano può pensare che questa campagna di intimidazione possa raggiungere un qualche scopo. In realtà l'unico scopo che sembra aver pienamente ottenuto è stringere in un abbraccio ancora più affettuoso i cittadini italiani a Giorgio Napolitano». Di tipo più istituzionale la solidarietà dei presidenti delle due Camere Gianfranco Fini (Camera) e Renato Schifani (Senato): «In questa situazione - ammoniscono congiuntamente - vanno respinti tentativi di destabilizzazione da qualsiasi parte provengano e invece va dato un messaggio di responsabilità che deve coinvolgere tutti».
Più articolata la posizione del Pdl. In silenzio Silvio Berlusconi, gli altri esponenti del partito non negano la solidarietà all'inquilino del Quirinale, ma fanno anche notare l'urgenza di una legge che regoli la barbarie delle intercettazioni: «Siamo stati contro ogni abuso delle intercettazioni e della loro pubblicazione quando a subirle è stato il presidente Silvio Berlusconi. La pensiamo allo stesso modo anche oggi che a subire gli abusi è il presidente della Repubblica Napolitano», fa notare il segretario Angelino Alfano. Peraltro c'è chi, come Mariastella Gelmini, è infastidita dal diverso atteggiamento di molti partiti nei due casi: «Non è che prima si fosse scherzato, se solo ora qualche anima bella e moderata si accorge di questo genere di violenza che è di moda da troppo tempo in Italia». E Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera, mette in guardia il centrodestra dal rischio «di fare da sponda agli attacchi che un ambiente preciso giustizialista e populista di sinistra sta conducendo da qualche tempo a questa parte contro il presidente della Repubblica».
E poi c'è il fronte di chi infierisce sull'avversario in difficoltà. Il leader dell'Italia dei valori Antonio Di Pietro finge distacco e dà un consiglio a Napolitano: «Renda noto come sono andati i fatti e non utilizzi il suo ruolo per delegittimare la procura di Palermo».

Lo stesso fa da un'altra sponda il leader leghista Roberto Maroni: «Su una vicenda così grave non ci possono essere zone d'ombra. Coraggio presidente Napolitano, mostri le carte, lei ha il dovere morale di sgombrare ogni dubbio».

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