
Repubblica martella da mesi sull'Ilva di Taranto, dove un «capitalismo irresponsabile» provoca un numero abnorme di morti per cancro. Massacra un giorno sì e l'altro pure la famiglia Berlusconi e le sue aziende facendo da grancassa alle iniziative della magistratura. Pubblica fiumi di verbali e intercettazioni, anche quelle da distruggere, e si erge a difensore della trasparenza quando il legislatore tenta di porre un argine di decenza. Nulla di tutto ciò per un altro caso che coinvolge la magistratura che indaga e un importante gruppo imprenditoriale accusato di inquinare. Succede a Vado Ligure, alle porte di Savona, per una centrale elettrica a carbone che, secondo i periti della procura savonese, farebbe impennare la mortalità per cancro nella popolazione. La società di gestione si chiama Tirreno Power e rientra nella galassia degli interessi economici della famiglia De Benedetti, gli editori di Espresso e Repubblica. Ma i lettori del quotidiano sono all'oscuro di queste inchieste. Dieci persone sono state iscritte nel registro degli indagati: sul giornale dei De Benedetti manco una breve, né sul fascicolo nazionale né sull'edizione ligure. Silenzio di tomba.
I magistrati di Savona non meritano i riflettori che Repubblica accende per le toghe di Milano o di Taranto. Essi si muovono con meno clamore, non fanno arresti e sequestri eclatanti, sono molto prudenti, tant'è vero che i primi indagati sono stati iscritti soltanto due anni dopo l'apertura del fascicolo, che inizialmente era contro ignoti. E i loro nomi sono coperti dal totale riserbo. Repubblica, che ogni giorno, per mesi, ha pubblicato le famose dieci domande sulle faccende private di Berlusconi, dovrebbe rispondere a un interrogativo, uno solo: perché il silenzio sui morti di Vado Ligure? La risposta è scontata. Due sono gli azionisti (al 50 per cento) della società che gestisce la centrale: la multinazionale francese Gdf Suez ed Energia Italiana Spa, una cordata di tre società. Esse sono Sorgenia del gruppo Cir (78 per cento) e le multiutility Hera e Iren con l'11 per cento ciascuna. In sostanza, Sorgenia/Cir controlla il 39 per cento di Tirreno Power.
Lo scorso marzo Carlo De Benedetti ha ceduto ai tre figli le azioni della cassaforte di famiglia. I suoi legali precisano che «non risponde al vero descrivere Cir come holding che fa capo all'ingegner Carlo De Benedetti». Tuttavia l'Ingegnere è tuttora presidente onorario e consigliere della Cir, partecipa assiduamente alle riunioni del cda e incassa lauti emolumenti (546mila euro nel 2012). «La centrale di Vado Ligure non è affatto dei De Benedetti né di Cir spa che non è tra i maggiori azionisti di Tirreno Power e non ha, né ha mai avuto, alcuna responsabilità in merito alla gestione della centrale», ha specificato ieri l'avvocato Elisabetta Rubini. Prendiamo atto. Ma nel 2002, quando Sorgenia acquisì Tirreno Power - e quindi anche la centrale di Vado Ligure - dall'Enel, proprio Repubblica attribuiva il successo dell'operazione alla «cordata messa a punto dalla Cir» e in particolare «ai rapporti personali tra Carlo De Benedetti e Gerard Mestrallet, numero uno della Suez». Sull'Ilva fuoco e fiamme, una pesantissima campagna mediatica che finisce per condannare in via preventiva la famiglia Riva.
Sulla Tirreno Power all'entusiasmo di dieci anni fa è subentrato il silenzio. D'improvviso il giornale della famiglia De Benedetti si scopre garantista. Come sui tram, anche a Repubblica è vietato disturbare il manovratore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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