Shalabayeva, quegli strani silenzi sull'asilo

Dagli omissis del rapporto Pansa emergono particolari inediti. La moglie di Ablyazov non ha mai detto che in Inghilterra godeva dello status di rifugiato

Shalabayeva, quegli strani silenzi sull'asilo

Dagli allegati alla relazione del capo della polizia sul pasticcio kazako salta fuori che Alma Shalabayeva aveva già l'asilo politico concesso dall'Inghilterra fino al 2016, ma non l'avrebbe mai tirato fuori. E probabilmente non l'aveva detto neppure al suo avvocato Riccardo Olivo. Perché pure sua sorella o il cognato, che sono stati lasciati andare, non utilizzano l'arma dell'asilo inglese, che avrebbe bloccato l'espulsione? Probabilmente nelle ore immediatamente successive al blitz nella villa di Casal Palocco sono tutti concentrati a non rivelare la presenza, poi confermata fino al 26 maggio, del boss della famiglia, Muhktar Ablyazov, il vero ricercato, che non è stato trovato. Ancora pochi giorni fa, la sorella di Alma riparata in Svizzera, è stata evasiva sulla presenza a Roma dell'oligarca con i panni da dissidente.

Il 31 maggio alle 10.40, davanti al giudice di pace, la signora si presenta con il cognome Ayan, anche se il marito si è già dileguato chissà dove. Neppure quando l'espulsione viene confermata dice di avere l'asilo politico in Inghilterra. Anche l'avvocato continua a battere sul passaporto diplomatico, falso, della Repubblica Centrafricana. Alma avrebbe potuto dire che è rifugiata in Inghilterra alla poliziotta di scorta, Laura Scipioni, addirittura davanti all'aereo kazako che la aspetta. Si sacrifica per coprire il marito, anche se oramai non serve più, o peggio? Dai documenti si capisce che è stata lei a voler portare la bambina verso la deportazione in Kazakhstan piuttosto che lasciarla alla sorella.

Il mistero diventa evidente giorni dopo, il 5 giugno, quando da Londra rispondono a un funzionario italiano dell'Interpol che al ricercato Ablyazov era stato concesso l'asilo politico, anche se sul suo capo «pendeva un divieto all'espatrio». Non solo: Satman Rayit, capo dell'ufficio Immigrazione a Londra, conferma via posta elettronica che anche alla moglie Alma «è garantito lo status» di rifugiata «e non ha restrizioni a viaggiare». Questo significa che poteva tranquillamente trasferirsi in Italia senza aver bisogno di documenti falsi se non per coprire la latitanza del marito. Ma una volta che Ablyazov era in salvo e messa con la spalle al muro, perché non ha fermato tutto dicendo che godeva già di asilo in Inghilterra? Salvo poi sostenere in un memoriale pubblicato dal Financial Times che avrebbe chiesto tre volte «asilo politico» ad una poliziotta. Non occorreva chiederlo avendolo già in un altro paese comunitario.

Ieri la Farnesina ha reso noto che la signora Shalabayeva sta bene e ringrazia l'Italia per il sostegno ricevuto. Il consigliere Walter Ferrara, numero due dell'ambasciata in Kazakhstan, l'ha incontrata ad Almaty, la vecchia capitale.

«Era assieme alla figlia e ha piena libertà di movimento in città oltre che accesso a internet» fanno sapere dal ministero degli Esteri.

Nel frattempo il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, ha nominato il suo nuovo capo di gabinetto, Luciana Lamorgese. Un prefetto che ha già lavorato a Napoli con il neo capo della polizia Alessandro Pansa.

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