Seul - La Corea del Sud, quarta economia asiatica dopo Cina, Giappone e India, è il Paese del rigore assoluto: motore della rinascita dopo il tremendo conflitto del 1950-53. Ha sfidato la crisi asiatica imponendosi un radicale cambio di tattiche anche suggerite dal signor Samsung (Lee Kun-hee), lo Steve Jobs coreano: «Cambiate tutto, eccetto moglie e figli», era il suo motto. E così fu. La Corea del Sud ha lo sguardo fisso su un obiettivo: vincere a tutti i costi. Chissà cosa capiterà con la prossima generazione, però. Già l'ultima reclama il risarcimento per tanto sforzo. Soggetti a pressioni impietose, prima a scuola, quindi nel mondo del lavoro, i coreani desiderano momenti di sballo. In tal senso, Seul è la mecca. La vita notturna anima diversi quartieri di questa città sovraffollata, segnata (o sfigurata?) da anonime colate di cemento bianco, dove si insinuano quartierini che ricordano il mondo kitsch e multicolor di Psy, il rapper che ha lanciato la Gangnam-mania. Nel frattempo, dal 2006 sono stati stanziati 180 milioni di dollari per finanziare interventi di recupero urbano, secondo i desiderata dell'ex sindaco Oh Se Hoon ossessionato dall'idea di una Seul capitale del design, obiettivo raggiunto perché tale divenne nel 2010.
In tema di divertimento, a Seul capita di tutto, ma la costante è che è una metropoli molto sicura e relativamente a buon mercato. C'è da aspettarsi un bagno carnevalesco nel quartiere universitario Hongdae, dalla sera in poi una bolgia di turisti, di giovanotti e fanciulle coreane, figlie di un Paese affetto dalla sindrome della chirurgia plastica: tante vanno dal chirurgo plastico per occidentalizzare gli occhi. Qui si riversano sciami di ragazzi che vestono e si atteggiano in modo disinibito, anche sfacciato, orientati dai modelli delle Kpop girls, le spice girls d'Oriente. A Hongdae, fra le altre cose, non mancano locali con salette per praticare il karaoke, e per calarsi nel ruolo dell'artista si forniscono i ferri del mestiere, tra cui improbabili parrucche e giacche. Quest'area di Seul è un concentrato di localini per tutti i gusti, tanti i club con musica underground. Il divertimento più adulto e chic si consuma nel ricco quartiere Apkujong, nella circoscrizione di Gangnam. I suoi locali griffati e la galleria di marchi di prestigio, che ne fanno la fifth Avenue di Seoul, attraggono i nuovi ricchi coreani e uomini d'affari stranieri. Offre un divertimento di lusso, soprattutto in tema di ristorazione, anche il quartiere Gangnam mentre è più vicino ai parametri di Hongdae il quartiere Itaewon, per la verità frequentato più da turisti che da coreani per via della concentrazione di ristoranti internazionali.
Un'esplosione di vita che, per la legge del contrappasso, è la risposta a decenni di sacrifici. Ma che, dopotutto, si allinea al modo di essere coreano: fra i più caldi e aperti d'Oriente. Per certi versi affine a quello di italiano, con il quale condivide il piacere dello stare a tavola e pure il senso della famiglia. Anche le mamme tigri, che impongono studi massacranti, amano tenersi i figli ventenni in casa. Quanto alla tavola, la Corea vanta una cultura culinaria ricca. Tutto ruota attorno al riso, arricchito dal kimchi, icona della cucina coreana, quindi pasta di peperoncini gochujang, oli, e spezie a volontà.
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