L'equivoco è finalmente risolto. Dopo settimane in cui i retroscena raccontano un Berlusconi pronto a tornare in prima linea resoconti giornalistici puntualmente e duramente smentiti da chi nel Pdl tifa invece per un Cavaliere a riposo, magari in Kenya è il diretto interessato a chiudere definitivamente la querelle. Stavolta senza esitazioni e davanti alle telecamere che lo attendono a Milanello: «Ritorno per senso di responsabilità». Con un corollario: «Non sono mai entrato in gara per ottenere un buon posizionamento, sono sempre entrato in gara per vincere».
E la corsa a Palazzo Chigi è ormai ufficialmente iniziata visto che nel giorno in cui torna Berlusconi è Monti ad andare via. A tarda sera, infatti, il Professore fa sapere a Napolitano di essere pronto a rassegnare le dimissioni da presidente del Consiglio. Lo dice con la benedizione del Colle, visto che piuttosto inusualmente è una nota ufficiale del Quirinale a spiegare la posizione di Monti: l'intervento di Alfano alla Camera è stato nei fatti un «giudizio di categorica sfiducia» che lo porta a «rassegnare le dimissioni». Pur senza un voto contrario, insomma, Monti è pronto a fare le valigie pur di non rischiare di andare alle Camere e magari sporcare la sua verginità e precludersi fra qualche mese o il Monti bis o l'ancora più appetibile Quirinale.
Berlusconi pare sia stato preso un pizzico in contropiede dallo strappo del Professore. Perché se è vero che le dimissioni di Monti possono essere il primo risultato ottenuto dal Cavaliere (così la Santanché a In onda su La7) con buona soddisfazione dell'80% dell'elettorato di centrodestra (che il Professore lo detesta), c'è anche da capire le ragioni di un simile gesto. Il timore di Berlusconi, infatti, è che l'accelerazione di ieri sera nasconda la volontà di Monti di scendere in campo e candidarsi. Benedetto da un Quirinale che non solo veicola con i suoi comunicati il Monti-pensiero ma ci mette pure il carico da novanta. «Da Napolitano doverosa comprensione per decisione Monti», recitava l'ultimo e notturno e un po' «complice» comunicato del Quirinale. Ma che i due siano sulla stessa lunghezza d'onda da tempo non è un segreto per nessuno.
La prima replica arriva da Alfano che si dice «pronto a stringere i tempi». Via, insomma, alla campagna elettorale. Con buona pace di chi nel partito non è d'accordo con Berlusconi e il suo ritorno in prima linea, di quanti continuano a rimbalzarsi telefonate incredule ipotizzando strappi. Alla fine al netto di un possibile e non conflittuale addio di un consistente blocco degli ex An quelli che davvero se ne andranno si conteranno sulle dita di due mani. Anche perché il Cavaliere sta perorando la causa dell'unità e dell'inclusione. «Frattini? Il nostro miglior ministro degli Esteri. Siamo legati da grande affetto e spiega ai cronisti a Milanello è felicissimo del mio ritorno». Berlusconi, insomma, è pronto ad accogliere le tante «pecorelle smarrite», quelli che in questi mesi non hanno lesinato bordate pure devastanti. Inutile agitare le acque adesso, i conti sono rimandati a quando si stileranno le liste elettorali. E lì è probabile che chi per mesi ha sostenuto che Berlusconi fosse «andato» dovrà in qualche modo pagare dazio.
Non per spirito di rivalsa fa notare un deputato molto vicino all'ex premier - ma semplicemente perché in questi mesi s'è misurata la lealtà e la gratitudine di chi senza il Cavaliere non sarebbe mai arrivato dove è adesso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.