Il sogno degli scissionisti: partito unico sotto il Ppe

I fuoriusciti di Pdl e Scelta civica lavorano nell'ombra per un Grande centro. L'operazione portata avanti da Mauro e Casini benedetta pure dalla Merkel

Il sogno degli scissionisti: partito unico sotto il Ppe

Roma - I pessimisti definiscono la galassia centrista come una «ex Jugoslavia». Gli ottimisti come «il mercurio»: alla fine si aggrega sempre. Magari non subito, in tempo per le elezioni europee. Sempre che non avvengano fatti politici nuovi, ed inattesi, prima di maggio. Al momento, però, sembra che ognuno sia intenzionato a restare casa sua, con tanto di gruppi parlamentari autonomi. Da una parte, il Nuovo centrodestra, tenuto a battesimo da Angelino Alfano. Dall'altra, i Popolari europei italiani di Mario Mauro e Casini, che debutteranno tra una settimana a Roma. Nel complesso, i fuoriusciti di Scelta civica possono contare su dieci senatori e su 23 deputati. Più consistente la «truppa» di Alfano: una trentina di senatori ed almeno 26/27 rappresentanti a Montecitorio. Fra i due gruppi centristi c'è un rapporto parlamentare vicino all'uno a due. Sul fronte ministeriale il rapporto sale ad uno a tre. Nuovo centrodestra può contare su cinque ministri e sei posizioni di governo (Alfano è ministro dell'Interno e vice premier); i fuoriusciti di Scelta civica, sono solo due, Mario Mauro e Gianpiero D'Alia, ministri della Difesa e della Pubblica amministrazione. Coincidenza. I ministri centristi sono tutti fuoriusciti dai partiti che li ha portati in Parlamento. I cinque del Nuovo centrodestra dal Pdl. I due dei (futuri) Popolari europei per l'Italia da Scelta civica. Per queste ragioni, la neo segretaria di Sc, Stefania Giannini, annuncia la richiesta di un ribilanciamento all'interno del governo. I montiani di stretta osservanza, infatti, possono contare solo sulla presenza di Enzo Moavero Milanesi, ministro degli Affari europei.

Il peso specifico dei neo raggruppamenti propende a favore degli alfaniani. E forse è per queste ragioni che al momento il senatore Paolo Naccarato, eletto nella lista di Giulio Tremonti, e da sempre sponsor della diaspora del Pdl, dice apertamente che un'alleanza fra i due neo partiti «è una prospettiva assolutamente remota, sicuramente inattuale, forse anche irrealizzabile». Difficilmente, comunque, Naccarato passerà al nuovo gruppo di Palazzo Madama nel quale confluiranno i senatori alfaniani. Se lo facesse, il Gal (il suo attuale gruppo parlamentare) confluirebbe nel gruppo Misto: sono dieci senatori contati, e la sua fuoriuscita farebbe venire meno il numero minimo per fare un gruppo parlamentare. Di parere diverso, e con maggiore trasparenza, il ministro della Difesa. «Ci sono molte scialuppe a mare - osserva Mario Mauro - ma manca un cantiere per costruire una grande nave. È questo cantiere che bisogna realizzare. Credo molto nel ritorno di un'Italia popolare le cui adesioni e i cui convincimenti si estendano addirittura fino all'ipotetico elettorato di Renzi». In modo particolare, il ministro sembra guardi con attenzione al congresso del Pd per verificare se anche in quel modo si dovesse manifestare qualche fuoriuscita. Suo obbiettivo dichiarato, quindi, è quello di riunire chiunque si riconosca sotto la bandiera dei Popolari europei in un'unica aggregazione politica. Insomma, in una «Dc 2.0». E con uno sponsor d'eccezione: Angela Merkel. Si racconta che il Cancelliere tedesco potrebbe fare un endorsement a favore dell'iniziativa di Mauro; all'evento dovrebbe partecipare anche Angelino Alfano. Con un particolare. Anche Silvio Berlusconi si è sempre riconosciuto nei Ppe, ma dal palco del Palazzo dei Congressi dell'Eur non è stato certo tenero con il cancelliere tedesco.

In attesa che il «mercurio» si addensi, Enrico Letta si consolida. Le spaccature di Pdl e Scelta civica, al momento, sembrano rendere più coesa la maggioranza; anche se numericamente meno solida. Almeno fino all'8 dicembre, data del congresso Pd.

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