La squadra è quasi pronta: meno poltrone e più donne gli scenari

Renzi, primo premier under 40 della storia repubblicana, vuole la fedelissima Boschi alle Riforme. Vietti in pole alla Giustizia, all'Economia è derby tra Guerra e Reichlin

La squadra è quasi pronta: meno poltrone e più donne gli scenari

Meno ministri, molte donne, un bel drappello di fedelissimi, pochi nomi di lungo corso, qualche outsider. Il catalogo è questo. La squadra del governo Renzi, il primo premier under 40 della storia repubblicana, sarà costruita, alla fine grazie ai più consueti strumenti della politica italiana: bilancino, dosatore, contagocce. I nomi sono incerti ma le proporzioni chiare: un minore apporto di Ncd (uno o al massimo due esponenti), una o due pasticche di Scelta Civica e principio attivo del Pd.

Il totonomi impazza da giorni. Alcune caselle sembrerebbero già occupate. Ministro per le Riforme dovrebbe essere Maria Elena Boschi, renzianissima e appena 33 anni: uno scatto di carriera naturale, visto che la bella aretina si occupa proprio di questo nel Pd. Anche alla Giustizia circola praticamente un solo nome: quel Michele Vietti che a viale Trastevere è già stato sottosegretario tra il 2001 e il 2005 con Berlusconi. Nettamente favoriti Andrea Orlando per la riconferma all'Ambiente e Federica Mogherini alla Difesa, quest'ultima insidiata dalla collega del Pd Roberta Pinotti. Per l'Istruzione una renziana doc: la senatrice fiorentina Rosa Maria Di Giorgi.

Naturalmente i dicasteri pesanti sono quelli economici, con Fabrizio Saccomanni e Flavio Zanonato già sbianchettati. Molti i nomi che circolano. Andrea Guerra, amministratore delegato di Luxottica; Tito Boeri, economista; Piercarlo Padoan, vicesegretario generale dell'Ocse. Nelle ultime ore però sono salite molto le quotazioni di Lucrezia Reichlin a via XX Settembre. La docente di Economia presso la London Business School è assai stimata in campo internazionale, al punto da essere in nomination per la vicepresidenza della Bce. Una scelta gradita a Bruxelles e alle cancellerie internazionali. Per lo Sviluppo economico circolano anche i nomi della centrista Irene Tinagli e del sottosegretario alle Politiche agricole Maurizio Martina.

Al ministero dell'Interno pare scontato l'addio di Angelino Alfano, che probabilmente sarà confermato come vicepremier, lasciando così la poltrona che secondo il «manuale Renzelli» dovrebbe spettare all'Ncd o a Beatrice Lorenzin alla Salute o a Maurizio Lupi a Infrastrutture e Trasporti. Per uno dei due la riconferma appare probabile. Al posto del leader Ncd arriverebbe Dario Franceschini, «premiato» per il tradimento di Letta. Ma attenzione: molte voci vorrebbero un ministero minore per Laura Boldrini, palesemente inadeguata a fronteggiare le intemperanze del M5 a Montecitorio. In quel caso a presiedere la Camera andrebbe Franceschini e le porte del Viminale si schiuderebbero per Graziano Delrio, renziano attualmente ministro degli Affari regionali. Delrio sarà comunque promosso, eventualmente alla poltrona di Sottosegretario alla presidenza del consiglio.

Un altro nodo è quello degli Esteri, attualmente una patata bollente. Napolitano avrebbe preteso la riconferma di Emma Bonino, ma chissà che alla fine alla Farnesina non sbarchi proprio Enrico Letta, secondo un'antica liturgia compensativa. Altri nomi caldi Roberto Giachetti ai Rapporti con il Parlamento, Guglielmo Epifani al Lavoro, Gianni Cuperlo o Matteo Orfini alla Cultura (si allontana la pista Alessandro Baricco).

E poi Fabrizio Barca, Paolo Gentiloni, Pippo Civati, Paolo Mieli, Michele Emiliano, Dario Nardella. Quest'ultimo in rampa di lancio anche per la poltrona ancora calda di Renzi a Palazzo Vecchio.

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