Stangata sulla casa: la tassa è doppia

Arriva la Trise, composta da Tari per i rifiuti e Tasi per i servizi comunali. Sale al 22% il prelievo sulle rendite finanziarie

Fabrizio Saccomanni ed Enrico Letta durante una conferenza stampa
Fabrizio Saccomanni ed Enrico Letta durante una conferenza stampa

Roma - Tassazione delle rendite finanziarie, un giro di vite sull'assegno di accompagnamento e prelievo sulle pensioni d'oro. Poi il battesimo della nuova tassa sulla casa: la Trise.
La legge di stabilità prende forma, ma come era già successo con la manovrina, il governo smentisce le anticipazioni e assicura che le misure che circolano «non corrispondono al testo» del consiglio dei ministri.
Smentita non di rito. Fino a ieri sera, effettivamente il ministero dell'Economia era ancora al lavoro sulle coperture e sui capitoli più spinosi, a partire dalla sanità. E il consiglio dei ministri è stato convocato in tarda serata. Al ministero dell'Economia serve tempo.
Ma quale siano le intenzioni dell'esecutivo, appare chiaro dalla bozza smentita. Nella legge di stabilità 2014-2016, potrebbe trovare spazio l'aumento delle rendite finanziarie dal 20 al 22%. Giro di vite, peraltro, in linea con quello auspicato proprio ieri dal segretario generale della Cgil Susanna Camusso, in un'intervista a Repubblica, dove ha anche proposto di colpire anche le rendite da Bot.
Tra le novità emerse nelle ultime ore il nome della nuova tassa che sostituirà Imu e Tarsu. Si chiamerà Trise che si articola in due componenti: «la prima, a copertura dei costi per la gestione dei rifiuti urbani(Tari); la seconda, a fronte della copertura dei costi relativi ai servizi indivisibili dei comuni (Tasi)». I comuni, secondo la bozza, potranno variarlo e portarlo fino all'aliquota massima prevista dall'Imu e a questa aggiungere una maggiorazione dell'1 per mille. Anche gli inquilini dovranno pagarlo in parte (tra il 10 e il 30%). Non gli affittuari stagionali.
Annunciato dal ministro del Lavoro il blocco della rivalutazione delle pensioni superiori a sei volte il minimo (quindi 3mila euro lordi). Ma dalla bozza è spuntata anche un contributo di solidarietà sulle pensioni d'oro del 5% sulle rendite superiori a 100mila euro lordi annui, del 105 sulla parte eccedente i 150mila euro e del 15% sulla parte eccedente i 200mila euro. Misura, ques'ultima, a rischio, visto che la Corte costituzionale ha già bocciato il precedente tentativo dell'estate 2011 del governo Berlsuconi (e poi Monti).
Novità forte e, se confermata, fonte sicura di polemiche, un limite pesante alle indennità di accompagnamento, quelle che spettano alle persone non autosufficienti. Nella normativa sono attribuite a tutti. Nella bozza si esclude dall'assegno chi guadagna più di 40mila euro. Limite che vale «per i soggetti ultrasessantacinquenni». Precisazione che fa pensare a una esclusione dalla stretta dei malati gravi e dei bambini bisognosi di assistenza.
La bozza è stata smentita (come era già successo per la manovrina per portare il deficit al 3% della quale, peraltro, ancora non c'è il testo definitivo) prima dal ministro dei Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini poi dal ministero dell'Economia, quindi da Palazzo Chigi. Sulla legge, il premier Enrico Letta si è limitato a dire che «servono politiche di lungo periodo per dare certezze a lavoratori e imprenditori».
Per quanto riguarda l'Iva confermata il passaggio di merci dalle aliquote del 4 e del 10% a quella nuova che potrebbe essere del 7% o del 8%. Possibile un passaggio di parte della ristorazione, oggi al 10%, al 22%.

Confermato sul cuneo fiscale il taglio da 200 euro all'anno. E spunta anche una riforma delle detrazioni e delle deduzioni, che potrebbero essere ridotte e poche unità. Una volontà di semplificare lodevole, ma di difficile applicazione.

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