Illustre presidente Monti,
ho seguito in diretta tivù la sua conferenza, ieri, e mi aspettavo che lei facesse chiarezza sul suo futuro e anche un po' sul suo recente passato di premier: sono rimasto deluso. Ha parlato per oltre due ore, in italiano e in inglese, ma ha eluso le questioni più importanti, direi drammatiche. Da giorni e giorni si ipotizza su tutti i giornali (senza contare altri mezzi di comunicazione) che lei sia pronto a partecipare alle prossime elezioni politiche, in veste di capo dei centristi, ma l'unica sua affermazione in proposito è stata: «Non mi piace l'espressione scendere in politica, preferisco salire in politica».
Problemi lessicali a parte, ancora non sappiamo quali siano i suoi programmi. Dalla sua bocca non è uscito nulla di preciso, tranne la solita cantilena che sintetizzo: l'Italia era sull'orlo del burrone, poi siamo arrivati noi tecnici e l'abbiamo salvata.
In che senso salvata?
D'accordo, lei ha conquistato la fiducia di Bruxelles, di Angela Merkel eccetera; la sua presenza nelle frequenti riunioni ad alto livello europeo è gradita; allo spread è stata messa la museruola e non morde più. Però, sul piano pratico, il nostro Paese - se ci atteniamo ai dati economici - sta peggio di un anno fa: il debito pubblico è mostruosamente aumentato, sfondando il tetto di 2.000 miliardi; il Pil è crollato; l'imposizione fiscale è la più alta del mondo; la disoccupazione si è impennata; la produzione industriale e i consumi sono diminuiti; il valore degli immobili è sceso a causa dell'Imu, impoverendo i cittadini (la maggioranza) proprietari di casa.
Se il quadro è questo, e lei non lo ha corretto (segno che non è sbagliato), come fa ad asserire che il suo esecutivo ha operato nell'interesse nazionale? Scusi la franchezza, presidente: se lei gode di stima e simpatia nella Ue, ma i lavoratori hanno meno soldi in tasca in quanto pagano più tasse e rischiano di perdere il posto, e i giovani non ne trovano uno, perché dovremmo ringraziarla? Su questi punti cruciali lei ha sorvolato, benché il suo discorso sia stato straordinariamente lungo, stavo per dire prolisso e curialesco.
Da un insigne docente ci attendevamo qualche spiegazione; come si può considerare positiva la sua gestione se gli indicatori economici (escluso lo spread) sono negativi? Le assicuro: sono interrogativi che si pone chiunque sia in buona fede. Perché non li ha affrontati, ma accuratamente aggirati? Sono consapevole. La maggioranza con la quale ha avuto a che fare non le ha concesso di varare riforme radicali; quella del lavoro è stata stravolta per intervento del Pd; il taglio della spesa (come mai lo chiama spending review?) è stato osteggiato dai partiti, le liberalizzazioni sono lettera morta, e mi fermo qui per carità di patria.
Lei m'insegna che per sistemare un bilancio sbagliato bisogna agire sue due fronti: aumentare gli introiti e ridurre le uscite. Altrimenti il pareggio non si raggiungerà mai. Lei è stato costretto ad azionare soltanto la leva fiscale, e l'ha fatto con brutalità. Abbia pazienza, presidente: ad aumentare le tasse sono capaci tutti, persino gli imbecilli. Finora la famosa agenda Monti ci ha riservato l'alleggerimento delle tasche.
Infine, alcuni dubbi: lei «sale o non sale in politica»? Eventualmente salisse, in compagnia di chi? È lecito che un senatore a vita e già premier tecnico «extra partes» si getti nella mischia dei politicanti? Mi prendo una libertà: si tiri fuori dalla bagarre e aspetti sereno il risultato elettorale. Meno si agita e più crescono le sue probabilità di abitare gratis per sette anni al Quirinale, che mi dicono sia più ospitale della Bocconi.
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