La telefonata rubata al Cav e i sospetti su Napolitano

A "Piazzapulita" una registrazione di Berlusconi accusa il Quirinale: dicono abbia fatto riscrivere la sentenza sul Lodo Mondadori. Il Colle: "Sono invenzioni"

La telefonata rubata al Cav e i sospetti su Napolitano

Piazzapulita, scippo compiuto. Lo scippo di una telefonata di Berlusconi, sottratta con allegra violazione della privacy del Cavaliere, inopinatamente registrata e puntualmente mandata in onda ieri sera, per conquistare qualche virgola in più di audience, nella trasmissione di Corrado Formigli, Piazzapulita su La7, nel corso della quale è stato reso pubblico l'audio integrale. Nonostante Niccolò Ghedini avesse affermato: «Procederemo in tutte le sede giudiziarie, invitando i responsabili della trasmissione a non utilizzare il materiale palesemente vietato».

Ma che cosa è accaduto in buona sostanza? Una troupe ha registrato lo sfogo di Berlusconi, che ha telefonato a un esponente del Pdl mentre era in corso un'intervista: «Mi è stato detto - dice, fra l'altro, il Cavaliere in quel colloquio - che il capo dello Stato avrebbe telefonato per avere la sentenza prima che venisse pubblicata», afferma riferendosi all'epilogo dell'oramai stranota «guerra di Segrate», con la sentenza che ha fissato in 494 milioni di euro il risarcimento in favore della Cir di Carlo De Benedetti. Poi aggiunge furioso il Cavaliere «ha costretto i giudici a riaprire la camera di consiglio». Di fatto quindi, se bisogna dar credito a quella telefonata e alla registrazione mandata in onda ieri sera, quello che esce è il ritratto di un leader di partito che si sente tradito non solo perché il presidente della Repubblica nulla ha fatto per tenerlo al riparo dalla conseguenze di quella sentenza, ma, peggio, perché ha ricevuto la conferma che Napolitano, andando ben al di là dei suoi poteri, sarebbe intervenuto per «pilotare» in qualche modo quella sentenza arrivando ad accusare apertamente il capo dello Stato di aver ordito un complotto per aggravare la sua situazione giudiziaria. In serata il Quirinale ha smentito: «Quel che sarebbe stato riferito al senatore Berlusconi circa le vicende della sentenza sul Lodo Mondadori è semplicemente un'altra delirante invenzione volgarmente diffamatoria nei confronti del capo dello Stato».

La gravissima accusa a Napolitano si evince ampiamente dalla viva voce di Silvio Berlusconi, registrata dai microfoni della troupe nel momento in cui il Cavaliere ha deciso di telefonare all'esponente pidiellino mentre questi stava concedendo un'intervista al giornalista Antonino Monteleone. «Mi è stato detto che il capo dello Stato avrebbe telefonato per avere la sentenza prima che venisse pubblicata», afferma Berlusconi nella telefonata, con un tono teso. «Dopodiché ha telefonato una seconda volta e ha fatto ritelefonare da Lupo (Ernesto Lupo, consigliere giuridico del Quirinale ed ex presidente della Cassazione, ndr) al presidente della Cassazione (Giorgio Santacroce, ndr) che ha chiamato il presidente di Sezione (Francesco Trifone, ndr) costringendolo a riaprire la camera di consiglio. Cosa che non succede mai! - tuona il Cavaliere - Perché la sentenza era già pronta il 27 di giugno». Nel seguito della conversazione, trasmessa, è il caso di ricordarlo, integralmente da Piazzapulita, Berlusconi spiega anche quali sono stati secondo lui gli effetti concreti di questo presunto intervento del Quirinale. Effetti che si sarebbero tradotti in un danno ancora maggiore di quanto fissato in precedenza - sempre nella ricostruzione del leder Pdl - dai giudici: «Riaprendo la camera di consiglio hanno tolto circa 200 milioni di quelli che De Benedetti doveva avere in meno. È una cosa gravissima». Il collegio che il 27 giugno ha dato definitivamente torto alla Fininvest sulla «guerra di Segrate» per il controllo della Mondadori era composto dal presidente Francesco Trifone e dai giudici Giacomo Travaglino, che ha svolto la relazione introduttiva, Maria Margherita Chiarini, Angelo Spirito e Maurizio Massera. La camera di consiglio è durata circa cinque ore. Anche la Cassazione, come il Colle, smentisce: «È pura fantascienza», afferma il primo presidente, Giorgio Santacroce.

Lo scenario dipinto dalla telefonata suona come una conferma di ciò che è stato scritto da molti retroscenisti.

Cioè di un Berlusconi deluso e arrabbiato verso Napolitano, colpevole di non aver mosso un dito per salvarlo dai giudici e dalla decadenza conseguenza della condanna per frode fiscale nel processo sui diritti tv Mediaset. Circostanze che avrebbero avuto il loro peso sulla decisione di mettere in crisi il governo Letta.

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