RomaUna carezza in un pugno. Il giorno dopo l'apertura di Silvio Berlusconi che prevede un ritorno a un centrodestra unito in tutte le sue componenti alle prossime Politiche, Ncd si interroga sulle mosse da compiere e sulla propria identità presente e futura. La prima domanda che circola è: davvero «il Cavaliere ci corteggia oppure si tratta solo di strategia pre-elettorale? Al di là della curiosità contingente i dubbi - e le divisioni - nella formazione guidata da Angelino Alfano si concentrano soprattutto sulla definizione del campo di gioco. Il bivio che si prospetta all'orizzonte è semplice: scommettere sulla ricostruzione del centrodestra oppure costruire una vera alleanza politica con Matteo Renzi, ridisegnando completamente gli schemi dell'ultimo ventennio. Una tentazione che sembra conquistare sempre più terreno.
«Tornare con Berlusconi? Non ci sono le condizioni» dice un dirigente alfaniano. «Vedremo quali saranno gli equilibri interni a Forza Italia dopo le Europee, ma non possiamo prendere in considerazione l'idea di una alleanza con un partito che pensa a successioni dinastiche e ha una linea di comando dai contorni ambigui». Lo stesso Gaetano Quagliariello, coordinatore Ncd, calca la mano e rispedisce al mittente l'offerta di pace: «Non guardiamo più nello specchietto retrovisore». Convinzioni che verrebbero sposate in pieno anche da Maurizio Sacconi, Fabrizio Cicchitto e Beatrice Lorenzin. E c'è anche chi arriva a vagheggiare e a scommettere su un nuovo bipolarismo con Renzi e Alfano da una parte e Beppe Grillo dall'altra, con il partito del premier trasformato in una sorta di Nuova Dc capace di parlare alla destra e alla sinistra e raccogliere voti bipartisan.
Naturalmente non tutti la vedono allo stesso modo. «Difficile costruire un nuovo centrodestra alleandosi con la sinistra», sorride un esponente lombardo. «Siamo in piena campagna elettorale, dopo il 25 maggio ci sarà tempo di riflettere. Di sicuro sarebbe meglio che nessuno, da una parte e dall'altra, calcasse troppo la mano». Così come c'è chi mette in guardia dal rischio che la comunicazione con l'elettorato storico possa farsi nel tempo sempre più difficile. «Se anche Grillo prende il 25% dei voti, l'altro 75% non è con lui. Noi siamo certi di entrare a Bruxelles con i nostri parlamentari senza ansia» dice Alfano a In 1/2 ora. Ma se la soglia del 4% per le Europee non spaventa un partito che oggi può contare su un forte elettorato «di territorio» - composto dal bacino di Comunione e liberazione e da tanti singoli portatori di voto - ben altro discorso dovrà essere fatto per le Politiche quando sarà necessario mobilitare un elettorato di opinione, oltretutto dovendo fare i conti con ben altra affluenza alle urne. Una preoccupazione che si fa sentire soprattutto nella componente degli ex An confluiti in Ncd. Per un giorno, comunque, dentro Forza Italia si sta alla finestra e il «derby» con Ncd appare meno acceso. C'è solo la voce del candidato azzurro alle Europee, Adriano Redler che ricorda ad «Alfano e ai suoi colleghi di partito» che «sono stati eletti con i voti di Forza Italia e sono diventati ministri del governo Letta sempre grazie a Berlusconi».
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