In Toscana il Nuovo centrodestra si è già diviso

RomaI consiglieri toscani lasciano, i gruppi raddoppiano, anzi triplicano. Il battesimo del Nuovo centrodestra nella Regione guidata da Enrico Rossi viene celebrato due volte nell'arco di ventiquattrore. Non si tratta, però, di una questione di marketing o di una reiterazione a uso mediatico. A Palazzo Panciatichi nascono, infatti, due gruppi diretta emanazione della nuova creatura di Angelino Alfano: il «Popolo della libertà-Nuovo centrodestra» (Pdl-Ncd) e il «Più Toscana-Nuovo centrodestra». Un errore formale? No, una scelta politica. O meglio l'impossibilità per i consiglieri aderenti di stare sotto lo stesso tetto pur volendosi richiamare alla stessa casa-madre.
Non che le scissioni di questi tempi facciano notizia. Ma certo che un gruppo appena nato riesca già a essere diviso in due rappresenta un vero e proprio record. I primi a tenere a battesimo la neonata formazione alfaniana erano stati Antonio Gambetta Vianna e Gianluca Lazzeri, eletti sotto le insegne della Lega e poi usciti dal Carroccio per fondare prima il movimento Più Toscana, aderendo alla Federazione dei Cristiano-popolari di Mario Baccini. Sono stati loro nella giornata di martedì a cambiare la denominazione del loro gruppo in «Più Toscana-Nuovo centrodestra». «Abbiamo deciso di seguire questa strada con convinzione perché il nuovo partito di Alfano rappresenta l'unica vera novità nel panorama nazionale» il commento dei due consiglieri.
Trascorrono ventiquattrore e quattro consiglieri eletti nelle liste del Pdl - Alberto Magnolfi, Roberto Benedetti, Marco Taradash e Andrea Agresti - escono dal gruppo e dal partito che li ha portati nel parlamentino toscano per dare vita a un nuovo gruppo consiliare. Il nome? «Popolo della libertà-Nuovo centrodestra». Una scelta che di fatto oltre a produrre la presenza di due gruppi «Ncd», fa sì che ci sia una ulteriore (semi) omonimia. Il gruppo del Pdl, infatti, non ha ancora modificato la propria dizione e non ha proceduto - come già avvenuto a Camera e Senato - al passaggio al nuovo nome «Forza Italia-Pdl». Si crea, quindi, un problema nell'uso del nome. Una questione della quale i berlusconiani hanno subito investito la segreteria generale del Consiglio, sollevando le loro eccezioni («è curioso che si decida di lasciare un gruppo tenendosi il nome. Un po' come rinnegare il padre mantenendone orgogliosamente il cognome» si fa notare). Naturalmente adesso si dovrà rispondere a un interrogativo «identitario»: chi è il legittimo rappresentante del Ncd? E ancora, chiede Stefania Fuscagni del Pdl, «questo nuovo gruppo aderirà nuovamente alla casa madre del Pdl o si unirà al gruppo che per primo in Toscana ha scelto la strada di Alfano, riconoscendo quindi Gambetta Vianna come capogruppo?». Per il momento Magnolfi, Benedetti, Taradash e Agresti non chiariscono.

Annunciano però di voler essere «elemento di aggregazione verso altre forze del centrodestra toscano in vista delle amministrative e delle Europee». Un obiettivo che potrà ragionevolmente partire da una prima impresa: riunire gli alfaniani sotto un'unica casa politica.

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