Tutta la stampa sta con il direttore Sallusti

I giornali di sinistra si schierano contro l'eventualità dell'arresto e del carcere per il direttore. Pdl e Pd si impegnano a modificare le norme sui reati d'opinione

Tutta la stampa sta con il direttore Sallusti

Roma - In Italia chi spaccia, ruba o truffa spesso non si fa nemmeno un giorno di carcere. E i pirati della strada che uccidono sotto effetto di alcol e droga sono fuori in un anno. Il direttore del Giornale, invece, rischia 14 mesi di detenzione per presunto omesso controllo su un corsivo pubblicato quando era alla guida di Libero. Un commento a firma Dreyfus (uno pseudonimo) che avrebbe diffamato un giudice tutelare nel 2007, ma che non è stato scritto da Alessandro Sallusti. Particolare che poco importa alla Corte d'Appello di Milano che pretende la sua detenzione e, se la Cassazione mercoledì confermerà questa sentenza, il direttore finirà in cella. Libertà di stampa e opinione, invece, sottoterra.

Il mondo politico e dell'informazione, però, non ci stanno perché l'Italia è l'unico paese occidentale dove un reato d'opinione può portare in galera. Il vicedirettore del Fatto, Marco Travaglio, nel suo editoriale di ieri si schiera con «il soldato Sallusti» per una questione di principio. «C'è un solo modo per evitare che diventi un detenuto, il buonsenso - spiega Travaglio -. Sallusti chieda scusa e rifonda il danno al giudice diffamato e questi ritiri la querela: dimostrerebbe che, con tutte le magagne, i magistrati sono ancora molto meglio dei politici». Claudio Sardo sulle colonne dell'Unità sostiene che l'idea che Sallusti finisca a San Vittore è inaccettabile. «Se ciò accadesse non sarebbe degno del nostro Paese e della sua civiltà giuridica - dichiara Sardo -. I giornalisti hanno molte responsabilità, ma il bavaglio alla stampa è incompatibile con una democrazia evoluta. La responsabilità non può essere trasferita sul direttore e sull'editore fino a comprimere lo spazio vitale della loro libertà». Giovanni Valentini di Repubblica scrive che solo una giustizia malata è in grado di produrre una tale mostruosità: «È una giustizia che contraddice e nega se stessa, la propria legittimazione democratica, la propria autorevolezza e credibilità». Pierluigi Battista sul Corriere della Sera, invece, parla di vendetta più che di giustizia: «Come si possa arrivare da 5mila euro a un anno e due mesi di prigione è un mistero e un indice della volubilità di giudizio di chi amministra la giustizia in Italia e che, necessariamente, genera sfiducia nell'equanimità e nella serenità di chi deve decidere su un argomento tanto delicato come la libertà altrui». Corrado Formigli, conduttore di Piazza pulita, su twitter: «Mandare un giornalista per omesso controllo di un articolo diffamatorio è assurdo. Sto con Sallusti».

Walter Veltroni, invece, chiede al governo di adoperarsi per evitare l'arresto: «Ne va della libertà di stampa e la giusta tutela di ogni cittadino dalla diffamazione non può in nessun caso significare la riduzione della libertà personale di un giornalista». Della stessa opinione la senatrice del Pdl Simona Vicari e l'ex ministro e parlamentare Gianfranco Rotondi (Pdl) che invocano un decreto di governo per evitare un atto di inciviltà. Passa all'attacco Gianni Plinio, vice coordinatore metropolitano Pdl, invitando i cittadini liguri a inviare una mail sul sito del Quirinale per sostenere Sallusti.

«La vicenda Sallusti è emblematica - dichiara il senatore del Pdl Antonio Gentile - un giornalista rischia di andare in galera in un Paese nel quale, di recente, uno spacciatore abituale è stato assolto dopo essere stato trovato con cinque grammi di cocaina addosso perché “dose personale”.

È necessario che il Parlamento, in questo ultimo scorcio di legislatura, approvi una legge che depenalizzi molti reati minori come la diffamazione e l'ingiuria, derubricandoli come sanzione pecuniaria». Solidarietà a Sallusti anche dall'ex ministro Clemente Mastella: «Occorre far di tutto per scongiurare che un giornalista paghi di persona e oltremisura per aver svolto il proprio lavoro».

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