Il club dei miliardari, riunito nei saloni del Grand Hotel Villa d’Este di Cernobbio ha deciso:il popolo ci ha rotto, bisogna tagliare le gambe a questa sua assurda pretesa di voler decidere il suo futuro. Qui comandiamo noi,e chi non l’avesse capito presto si dovrà adeguare. Così Mario Monti in persona ha annunciato che presto convocherà un vertice a Roma con tutti i leader e capi di Stato europei per decidere la strategia contro il populismo, termine vago e discusso che nella sua accezione originale indica la protesta contro i poteri forti e organizzati.
Già me li vedo, la Merkel e Monti, varare misure eccezionali a difesa del super governo europeo, mai eletto ma che tutto decide. Mi chiedo quali misure verranno adottate contro parlamentari in odore di populismo, se la Lega verrà messa al bando e Grillo arrestato. E se per caso alle elezioni, ammesso che ce le facciano celebrare, vincesse un asse populista la Germania ci manderà contro i carri armati come settant’anni fa? Siamo al delirio di onnipotenza, sulla soglia di una dittatura di tecnocrati.
L’Europa e l’Euro non sono la soluzione del problema ma il problema. Ci hanno anestetizzato, invece che lo spray hanno usato lo spread, ma il risultato non cambia. Sono riusciti persino a evitare che nella costituzione europea si facesse riferimento alle origini cristiane dell’Europa. Hanno deciso quanti centimetri devono essere lunghi i nostri fagioli, come devono essere fatti i nostri vini e formaggi. Si stanno prendendo la sovranità del nostro parlamento e adesso vogliono anche la nostra libertà di dire che sono un branco di affaristi mai legittimati dagli elettori che per di più non ne azzeccano una. Populisti, a cuccia, dice Monti.
E Casini ubbidisce come un cagnolino fondando l'ennesimo partito («Italia») insieme alla Marcegaglia e (forse) a Fini da offrire in dono a Monti e ai suoi amici europei, quelli che il cristianesimo gli fa un po’ schifo. Un cattolico che non ha mai lavorato un giorno in vita sua (Casini), un fascista fallito (Fini), un sindacalista a tempo pieno (Bonanni), una imprenditrice a capo di una delle aziende più chiacchierate (Marcegaglia), un ministro al centro di un caso di maxi evasione fiscale (Passera) sono pronti a vendere l’Italia al club dei miliardari. In cambio della solita poltrona. Non ci siamo. Meglio una stagione da populista che una vita da servo.
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