Gli è arrivato alle spalle senza dire una parola, un colpo secco, alla testa, praticamente un'esecuzione, forse nemmeno si è accorto della morte che lo puntava. Poi è toccato alla moglie: ha sentito lo sparo, si è precipitata in cortile senza sapere che la prossima vittima sarebbe stata lei. Alla fine l'assassino Renato Addario, 52 anni, appuntato dei carabinieri della caserma di Porto Viro, a quaranta chilometri da Rovigo, si è sparato al volto. Portando con se, almeno per ora, il segreto di un doppio omicidio e di un suicidio che nessuno si sa spiegare. Il maresciallo Antonino Zingale, 49 anni, comandante della stazione dei carabinieri, la prima vittima, era in servizio a Porto Viro dal 1991 ed era molto conosciuto e apprezzato. «Ero già sindaco, 21 anni fa, quando Zingale diventò il comandante della stazione Carabinieri - racconta ancora stupefatto per quanto accaduto il sindaco di Porto Viro, Geremia Giuseppe Gennari - Era un uomo stimato e benvoluto dalla gente». Così come sua moglie Ginetta Giraldo, 49, una presenza sempre discreta, che al momento dell'omicidio del marito stava facendo qualche lavoretto di giardinaggio. L'appuntato, secondo una prima ricostruzione, sarebbe entrato in caserma, abita poco lontano da lì, intorno alle quindici e quarantacinque passando per un ingresso secondario e si sarebbe recato deciso verso il cortile sul retro, che si trova in piazza Matteotti, dove il maresciallo stava lavando la sua auto. Una volta lì, ha sparato prima al comandante e poi ha rivolto l'arma contro la moglie che si trovava a una trentina di metri di distanza e che si era precipitata verso il coniuge a terra. Addario, finiti i coniugi, ha puntato la pistola d'ordinanza contro se stesso e ha fatto fuoco. Pochi secondi dopo in cortile sono arrivati i colleghi. Non è ancora chiaro quanti colpi siano stati esplosi. Una giornata come tante, le solite cose, lei faceva giardinaggio, lui lavava l'auto, l'appuntato omicida in mattinata era stato visto in giro per commissioni nella cittadina in un clima di serenità. Sembrava tranquillo, nessuno poteva immaginare che dentro se stesso covasse un odio capace di fare una strage.
Completamente oscure le cause del raptus omicida: si tende ad escludere una storia passionale, si parla di momento di follia, di raptus omicida, come ribadisce il comandante provinciale dei carabinieri facente funzione di Rovigo Enrico Mazzonetto: «Un attimo di pazzia, un gesto folle che non ha alcuna giustificazione». Tra le diverse ipotesi che cercano inutilmente di dare un perchè al duplice omicidio-suicidio possibili dissapori maturati negli ultimi tempi tra comandante e appuntato. Forse lavoro, forse questioni personali, troppo poco, se è così, per giustificare una volontà omicida così fredda e implacabile. Al momento, però, non ci sono elementi certi. Anzi secondo molti commilitoni pare che i rapporti tra l'appuntato e il suo superiore fossero ottimi. «Anch'io sono andato tante volte in caserma e non ricordo di aver visto uno sguardo di sofferenza, qualche problema quando l'appuntato era chiamato dal comandante» ricorda sempre il sindaco.
Zingale, come detto stimato e ben voluto, era stato di recente al centro di una brutta storia dalla quale era uscito pulito: accusato di violenza sessuale era stato scagionato con formula piena. A denunciarlo nell'aprile di quattro anni fa una donna del paese che sosteneva di essere stata molestata dal militare mentre erano soli in ufficio. La donna era stata poi imputata in un processo per calunnia con Antonino Zingale come parte offesa.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.