La Ue boccia i conti italiani Rispunta la seconda rata Imu

La Commissione rivede al ribasso le stime economiche. E Saccomanni mette in dubbio lo stop alla tranche di dicembre della tassa sulla prima casa: "Difficile trovare le risorse"

Il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni
Il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni

La Commissione europea peggiora le previsioni economiche italiane. E il governo allontana la cancellazione della seconda rata dell'Imu sulla prima casa. Fabrizio Saccomanni dice che «è difficile reperire le risorse» per cancellarla. Si tratta di «decisioni non facili». E più tardi precisa: «Ma si può fare». Prima, Renato Brunetta aveva commentato: «Desta tenerezza l'arrampicarsi sugli specchi di Saccomanni. Prima sulla congiuntura, ora sulla copertura Imu».
A innescare il ministro dell'Economia sull'Imu, le prese di posizione della Commissione Ue. Secondo Bruxelles, quest'anno l'Italia segnerà ancora una volta una crescita negativa dell'1,8%, mentre il prossimo anno il Pil aumenterà dello 0,7%. Gli stessi numeri comunicati l'altro giorno dall'Istat. Che il ministro aveva commentato: abbiamo diversità di vedute con l'istituto di statistica. Il governo, infatti, stima che quest'anno il calo del Pil sarà dell'1,7%, ma nel 2014 salirà dell'1%; anzi, dell'1,1%: come ribadisce Saccomanni, merito dei pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione.
Ieri, di fronte ai dati della Commissione europea, il governo offre una doppia lettura. Per il ministro dell'Economia si tratta di «dati già noti». Per Palazzo Chigi i numeri forniti da Bruxelles sono «coerenti con il quadro macroeconomico alla base della legge di Stabilità», anche se c'è quasi mezzo punto di Pil di differenza.
La Commissione, però, insieme ai dati macroeconomici offre anche le sue previsioni sull'andamento del deficit e del debito. Il deficit si fermerà quest'anno al 3%; ma a condizione che ci sia «la piena esecuzione delle misure di risanamento». Il debito salirà al 133% del Pil nel 2013 e al 134% nel 2014. Tanto basta a Palazzo Chigi per dire che «il debito pubblico si è stabilizzato». Ma la stima che preoccupa maggiormente il governo è quella della Commissione sul deficit del prossimo anno. Non sarà del 2,5%, come previsto; ma salirà al 2,7%, per effetto della minore crescita. Se così fosse, non verrebbe raggiunto un principio cardine del Patto di Stabilità europeo, che impone ai Paesi dell'Eurozona la riduzione del deficit strutturale di mezzo punto all'anno. Per queste ragioni, Bruxelles invita l'Italia a garantire coperture solide alle eventuali modifiche parlamentari alla legge di Stabilità. E per il 15 novembre è atteso l'esame completo sulla manovra triennale.
Nonostante il linguaggio diplomatico, Olli Rehn lancia seri dubbi sulla possibilità che quest'anno l'Italia blocchi il deficit al 3%. Per centrarlo è opportuno che tutte le misure previste dal governo siano applicate alla virgola. All'appello, però, mancano 600 milioni attesi dalla sanatoria per i gestori delle slot machine (ne entreranno, 235); 600 milioni dal blocco delle spese discrezionali dei ministeri; ma soprattutto c'è incertezza sul gettito della seconda rata dell'Imu sulla prima casa.
Per dare certezze a Rehn, Saccomanni rileva le «difficoltà» della sua cancellazione. In tal modo, però, il ministro assicura anche i Comuni, che dalla seconda rata Imu attendono quasi un miliardo. In altre parole, entro dicembre gli italiani che vivono nella casa principale dovranno sborsare quasi 2,4 miliardi, altrimenti l'obbiettivo del 3% non viene centrato. Per evitare questa soluzione, in Parlamento stanno pensando di anticipare a quest'anno il gettito atteso dalla rivalutazione delle quote di Bankitalia in mano alle banche. Si tratta, però, di un processo lungo. E che, sebbene non quantificato in bilancio, farebbe venire meno un gettito compreso fra i 4 e i 7 miliardi nel 2014. Senza contare la presa di posizione del governatore della Banca d'Italia. Secondo Ignazio Visco, il gettito di quest'operazione non deve finire a correzione del deficit, ma del debito.


La Commissione Ue, infine, è pessimista anche sul mercato del lavoro. La disoccupazione crescerà il prossimo anno fino a raggiungere un tasso del 12,4%, contro il 12,2% precedente. «Il fatto che ci sia disoccupazione - commenta Saccomanni - non vuol dire che non c'è ripresa».

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