Roma - I migliori sono gli studenti di Medicina e di Matematica. I peggiori invece gli iscritti a Scienze della Formazione primaria, ovvero i nostri futuri maestri elementari. Se nel punteggio complessivo finale i primi hanno raggiunto il massimo, 1.118, i secondi hanno registrato la performance più scarsa, 907. Una buona notizia e una decisamente cattiva dalle nostre università. Sono i risultati della prima sperimentazione sulle competenze generali dei laureandi italiani condotta dall'Anvur, l'Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca. Solo una sperimentazione che però ha già destato grande preoccupazione tra accademici, esperti e sindacati che ne contestano i metodi e i criteri. Perché? Una volta che il sistema di valutazione sarà «a regime» (insieme ai risultati di altri test eseguiti in entrata e in uscita sulle competenze generaliste e sulle specialistiche) questi risultati avranno un peso sia sull'accreditamento dei corsi sia sulla ripartizione della quota premiale del Fondo di Finanziamento ordinario. Un risultato scarso potrebbe tradursi in una riduzione di finanziamenti o addirittura nella chiusura di un corso.
La sperimentazione condotta in 18 mesi su circa 6.000 studenti volontari di 12 diverse Università italiane (tra le quali la Statale di Milano e la Sapienza di Roma) ha la finalità di monitorare le capacità generali non collegate a un particolare ambito disciplinare: il pensiero critico; l'abilità nel comunicare e la capacità di prendere decisioni. La coordinatrice dello studio, Fiorella Kostoris, spiega che i risultati ottenuti sono comparabili con i test realizzati in altri 9 paesi nell'ambito di un progetto Ocse.
Il primo problema che emerge dalla rilevazione Anvur è l'irregolarità del percorso di studi. Fra gli studenti del terzo e quarto anno del ciclo triennale solo il 14 per cento circa ha completato tutti i crediti formativi di base e caratterizzanti. Soltanto il 18 per cento degli studenti è in regola e questo significa che due terzi dei laureati entro il terzo anno accademico della triennale conseguono il titolo senza aver terminato i corsi di base e caratterizzanti da almeno un semestre.
Il secondo problema è «la persistenza di una separazione tra le cosiddette due culture: scientifica ed umanistica». Gli studenti che ottengono ottimi punteggi nella parte letteraria del test non riescono a fare altrettanto in quella scientifico quantitativa. Sono pochissimi quelli che ottengono buoni risultati in entrambe.
Il dato più preoccupante resta quello segnalato all'inizio. I risultati migliori nei test sono raggiunti dagli studenti di Medicina seguiti da quelli di Matematica, Fisica, Statistica e Psicologia. I peggiori sono «quelli degli studenti iscritti a Scienze della Formazione primaria, ovvero coloro che diventeranno maestri e maestre». Insomma i futuri insegnanti dei nostri figli sono ultimi sia nell'ambito umanistico sia in quello scientifico. Gli studenti migliori non a caso sono quelli che hanno già passato un test di accesso come quello previsto per Medicina.
Il governatore di Bankitalia, Vincenzo Visco, presente al convegno dell'Anvur, ha sottolineato la necessità di «politiche che rendano il sistema di istruzione e formazione più adeguato a un ambiente sempre più competitivo e in continuo cambiamento».
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