Non ci saranno prese di posizione pubbliche, interviste con titoli roboanti o endorsement ribaltati. La Chiesa cattolica, però, a livello informale sta inviando segnali importanti ai dirigenti del centrodestra. Comunicazioni dirette e indirette. Rassicurazioni neppure troppo criptate finalizzate a far capire che la presunta mobilitazione a favore dei montiani resterà soltanto una ipotetica dell'irrealtà.
La sensazione diffusa dalle parti della Conferenza episcopale, e non solo, è che l'impegno profuso negli ultimi mesi si sia concluso con un risultato diverso, inaspettato e poco gradito. E che sia passato erroneamente quel concetto di «esclusività» che è l'esatto contrario della filosofia sposata dalla Chiesa, all'indomani della dissoluzione della Dc. Una necessità - quella di non farsi circoscrivere in un unico soggetto, oltretutto minoritario - raccomandata da sempre da Camillo Ruini. Si racconta che gli ambienti d'Oltretevere e della Cei siano rimasti delusi dalle liste montiane, non individuando reali segnali di rinnovamento e discontinuità. Così come non sarebbero mancate perplessità per gli abboccamenti tra la coalizione montiana e Pd, prefigurazione di un'alleanza dall'inevitabile sapore cattocomunista. Fatto sta che subito dopo Capodanno a Genova si è svolto un incontro tra il presidente della Cei, Cardinale Angelo Bagnasco e l'ex ministro dello Sviluppo Claudio Scajola per confrontarsi sul rapporto tra la Chiesa cattolica e la politica italiana e fugare le incomprensioni nate con un partito che ha una dichiarata (anche se non esclusiva) ispirazione cristiana.
Qualcuno, forse spingendosi troppo oltre, ha letto anche la mancata candidatura di Andrea Riccardi in questa ottica di progressivo smarcamento e correzione di rotta. Quello che non è più un mistero è, invece, il progetto nascosto dietro i vari incontri delle associazioni di Todi, raccontato così al Corriere dall'ex portavoce del Forum, Natale Forlani. Il nostro obiettivo «era quello di cercare di avere una forza effettiva di un centinaio di parlamentari nei tre principali partiti, in grado di far valere trasversalmente le questioni che ci stanno a cuore». Un progetto naufragato per le ambizioni di alcuni «azionisti», per la loro voglia di fare politica in prima persona, pretendendo di trattare i voti cattolici come pacchi postali a destinazione unica.
Ma i segnali rilevanti non sono finiti qui. Ci sono le parole, inequivocabili, pronunciate dall'arcivescovo di Ferrara, monsignor Luigi Negri: «I politici vanno giudicati dai valori che difendono». E naturalmente quelle dell'arcivescovo Rino Fisichella: «Non ci sono variazioni di orientamento rispetto alla nota dottrinale di Joseph Ratzinger del 2002 sull'impegno dei cattolici nella vita politica. L'auspicio è che i politici operino da cristiani in qualunque partito siano, senza subire passivamente tendenze generalizzate che scambiano per progresso della società le negazioni della vita, della famiglia e della libertà di educazione». Così come non è passato inosservato ai più come la «scissione» dal Pdl verso il Professore - che secondo qualcuno avrebbe dovuto trasformarsi in una valanga - si sia rivelata un flop. L'ultimo indizio viene dall'universo ciellino. Con l'imminenza delle elezioni regionali lombarde sono iniziate le grandi manovre per la preparazione delle liste.
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