Il viceministro Ciaccia: «Troppi errori». Ma è un pentimento tardivo

GenovaIl governo manda a Genova un suo rappresentante. Che si scusa a nome dell'esecutivo per i «troppi errori» di valutazione e per il clima di «terrorismo» che si è venuto a creare. A qualcuno è sembrato un mea culpa sincero. Ad altri un «pentimento» di circostanza. Comunque arrivato in ritardo, dopo i troppi guai cominciati con il famigerato decreto Salva Italia. Il settore nautico, infatti, dai 6,4 miliardi del 2008, è crollato a quota 3,4 nel 2011 ma senza toccare ancora il fondo. Che si toccherà nel 2012 con stime a circa 2,5 miliardi. Al suo arrivo, il vice ministro alle Infrastrutture, Mario Ciaccia, ha avuto modo di leggere – e meditare – sul maxi striscione appeso in cima al Padiglione Blu, il simbolo del Salone: «I conti della nautica: 20mila disoccupati». Tanti sono i desaparecidos di cui nessuno parla, dalla signora Fornero alla signora Camusso. Si sentono figli di un Dio minore, colpevoli di lavorare nel settore del lusso, quindi di produrre beni per i ricchi. E non ci stanno.
Si è aperto nel segno della protesta il 52° Nautico di Genova. Per la prima volta senza i protagonisti, cioè gli imprenditori. Perché «la nautica sta morendo e non abbiamo nulla da festeggiare». La protesta silenziosa è proseguita brevemente al passaggio del corteo istituzionale: solo cartelli per denunciare un disagio ormai insopportabile: «Un disoccupato della nautica è meno disoccupato?». E ancora: «Dignità e rispetto per l'industria nautica».
Poi il confronto con gli imprenditori esasperati, costretti a licenziare, a ricorrere alla cassa integrazione e, in alcuni casi, a chiudere bottega. «Siamo persuasi che le risposte che si aspetta la nautica e non solo la nautica – ha detto Ciaccia - troveranno rapidamente una soluzione attraverso le numerose norme che stiamo mettendo in campo. Sul fisco credo che interverremo. C'è stata già un'apertura cauta del presidente Monti, appoggiata anche dal ministro Corrado Passera». Le richieste del settore sono arcinote: pari dignità con gli altri settori industriali. E soprattutto basta caccia alle streghe, basta sparare nel mucchio. Sarebbe sufficiente un registro telematico delle imbarcazioni, come per le automobili, per combattere efficacemente l'evasione. Ma Caccia è sembrato preparatissimo: «Il registro unico delle immatricolazioni è un nostro impegno, è una delle risposte che dovremo dare alla nautica perché i controlli quando sono moltiplicati possono dare una sensazione di disagio a chi li subisce, anche se quelli essenziali vanno fatti. Posso assicurare che il server per il cosiddetto Pra del mare, è stato già collaudato e presto avremo la banca dati del naviglio».
Altro nodo al pettine: il redditometro, punitivo solo nei confronti della nautica: «Il nuovo strumento – è la risposta di Ciaccia - va studiato per evitare demonizzazioni, deve essere più equo. Ne discuterò con l'Agenzia delle Entrate coinvolgendo gli imprenditori della nautica. E ricordo che stiamo lavorando anche per sburocratizzare il settore». Commenti in sala: ma allora fino a oggi abbiamo scherzato.

Se da un lato l'apertura del dialogo con gli imprenditori è comunque un fatto positivo, dall'altro c'è la necessità impellente di operare in fretta perché, dice il presidente di Ucina-Confindustria Nautica, Anton Francesco Albertoni «il destino di molte nostre aziende si compirà nei prossimi 3 o quattro mesi. Ci aspettiamo che l'esecutivo in carica non voglia rimandare i provvedimenti annunciati alla prossima legislatura, sarebbe davvero troppo tardi».

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