Renato Brunetta, capogruppo Pdl alla Camera. Quindi le larghe intese funzionano?
«Quattro miliardi e 800 milioni di tasse in meno sulla prima casa e sui terreni agricoli nel 2013 e una somma equivalente nel 2014. È la più grande riduzione della pressione fiscale degli ultimi venti anni, fatta senza mettere le mani in tasca agli italiani. È una scelta che la dice lunga sul coraggio del governo Letta-Alfano».
Senza mettere le mani in tasca, ma non c'è il ritorno dell'Irpef sulle case sfitte?
«Non esiste, è una bufala. Confermo invece che a regime ci sarà la deducibilità per i capannoni. La parte rilevante della copertura verrà da operazioni virtuose. Vale a dire l'aumento del gettito Iva conseguente all'accelerazione dei pagamenti della pubblica amministrazione, soluzioni al contenzioso dei giochi e tagli ai ministeri. Nessun aumento di tasse. Poi ci saranno altre sorprese positive sulle coperture in ottobre».
Lei dalle pagine del Giornale propose la rivalutazione del capitale di Bankitalia, che porterebbe nelle casse dello Stato le tasse sulle plusvalenze delle banche. Sta parlando di questo?
«Parlo di altro gettito virtuoso, paragonabile a quello del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione. Ma è un'operazione sulla quale bisogna mantenere il massimo riserbo. Comunque la virtuosità delle coperture è il segno di questa manovra, un vero cambio di passo. Niente accise, né finanza creativa, ma misure che aiutano l'economia a ripartire e danno gettito. Altro che Monti e la sua visione cupa, di Fornero e il guaio esodati. Queste sono misure liberali».
Ma nella maggioranza non c'è anche la sinistra?
«Evidentemente la componente liberale ha fatto sentire la sua forza, progettualità, l'essere in sincronia con il Paese».
Letta non ha detto che questo è un provvedimento voluto da tutti?
«Dagli italiani sicuramente, certamente non da Fassina».
Il viceministro dell'Economia che ritiene inevitabile l'aumento dell'Iva?
«Straparla o parla non so a nome di chi. Forse del suo masochismo e ideologismo. Ma è bene ripetere a tutti che il Pdl vuole la riduzione della pressione fiscale e quindi non vuole aumento dell'Iva».
Se si svegliasse il partito pro aumento delle tasse?
«Noi comunque sull'Iva inizieremo un'altra battaglia che ovviamente vinceremo. Ma sono certo che Fassina si sia già pentito».
Lei è passato dal denunciare il silenzio del ministero dell'Economia e di Palazzo Chigi sull'Imu alle lodi all'esecutivo. Cosa è successo?
«Noi il 22 luglio avevamo presentato una nostra proposta che ho tenuto riservata per correttezza. Ora posso rivelare che è in gran parte quella passata mercoledì. Imu federalista, che altro non è che la Service tax. Cancellazione totale dell'Imu su prima casa e terreni agricoli nel 2013 e relative coperture, compresa l'anticipazione di 10 miliardi di pagamenti della Pa. Riconosco a Letta, Saccomanni e anche a Dario Franceschini l'onestà intellettuale di avere accolto l'impianto di una proposta che era buona e condivisibile».
La riforma è da definire. Il confronto continuerà?
«C'è molto lavoro da fare. Ci sono già idee molto serie, ma il diavolo si nasconde nei dettagli e tutto va costruito in modo trasparente e responsabile, come facemmo già con l'ultima legge di stabilità di Monti».
Riscritta da lei e da Pier Paolo Baretta del Pd, che ora è sottosegretario. Cambierete anche quella di Letta?
«Sono sicuro che il governo Letta-Alfano sarà in grado di fare, insieme alla maggioranza, una legge all'altezza del momento. Baretta è persona competente e perbene. Due qualità fondamentali in politica».
Tra i dettagli della legge che stanno già provocando reazioni negative, c'è la tassa sui servizi che ricade sugli inquilini. È da cambiare?
«Abbiamo davanti un periodo intenso, delicato e impegnativo. Bisogna costruire una riforma della tassazione degli immobili a 360 gradi, partendo non dalla proprietà, ma dai servizi alla casa. Sarà fondamentale, come ha detto Letta, il confronto con gli enti locali».
Grazie all'Imu Letta potrà rimanere in sella fino alla fine della legislatura?
«Perché no.
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