La decisione della giunta di Firenze, e quindi del sindaco Matteo Renzi, di concedere l'utilizzo del Ponte Vecchio a Luca Cordero di Montezemolo, che nella serata di sabato scorso proprio lì ha organizzato una cena esclusiva (all'interno di manifestazioni dedicate alla Ferrari), ha sollevato parecchie polemiche. In città e fuori le discussioni sono state molto accese, ma se possono aiutare a ripensare il nostro rapporto con i grandi monumenti - questa volta il Ponte Vecchio, ma domani potrebbe essere la volta di piazza dei Miracoli di Pisa o di qualche sito archeologico siciliano - anche simili baruffe possono essere utili.
Un punto va evidenziato: la Ferrari ha versato al Comune 100 mila euro per l'occupazione del suolo pubblico, più altri 20 mila euro per il restauro di un oggetto artistico. È difficile dire se si è trattato di un canone equo, ma non credo si possa contestare l'operato di un'amministrazione che per una sera mette a disposizione il proprio ponte più celebre al fine di trovare risorse che aiutino a gestirsi meglio. Chi come lo storico dell'arte Tommaso Montanari pensa che i beni culturali vadano sottratti alle logiche di mercato difende una prospettiva ideologica nelle premesse e disastrosa negli esiti, dal momento che impedisce di accedere a quei capitali che possono evitare la stessa dissoluzione di quanto ci hanno consegnato in eredità i grandi artisti del passato.
Perché non è detto che il Bel Paese abbia dinanzi a sé un futuro luminoso, ma di sicuro ha alle spalle un passato senza eguali, dato che da noi è possibile ammirare luoghi e monumenti greci, romani, e poi medievali, rinascimentali, barocchi e via dicendo. Tutto questo archivio di storia e bellezza può però essere valorizzato soltanto con restauri e altre opere che siamo per lungi dal poter finanziare.
Una cosa su cui ragionare, anche al di là di questo specifico caso, è come questo genere di operazioni possa avere luogo entro un quadro normativo ben chiaro, che introduca meccanismi aperti e competitivi, in modo che domani chiunque - anche senza necessariamente chiamarsi Montezemolo - possa ripetere la stessa iniziativa se è disposto a mettere mano al portafogli.
Pure l'assessore alla Cultura a Palazzo Vecchio, il filosofo Sergio Givone, nella sua difesa dell'operato del sindaco ha ammesso che ci vorrebbe un regolamento ad hoc. Ed è sicuramente qualcosa di cui le più belle città d'Italia devono dotarsi. Dal momento che in passato lo stesso Ponte Vecchio era già stato utilizzato per iniziative speciali (fu concesso sia a Lucio Dalla, sia a Roberto Cavalli), è opportuno che ci sia presto un sistema di accesso trasparente e in grado di evitare sospetti.
È ovvio che vanno inoltre riconosciuti e tutelati i diritti di quanti possono essere disturbati da simili iniziative.
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