«Io, silurato da assessore per fare posto alla nipote di Prodi»

Maddoli (Margherita), docente ed ex sindaco di Perugia: «Cacciato con un giorno di preavviso»

da Perugia

Il professore Gianfranco Maddoli, docente di storia greca all’università di Perugia, allora assessore ai Beni culturali e al turismo nella giunta di Maria Rita Lorenzetti, l’anno scorso dieci mesi prima delle elezioni è stato messo senza complimenti alla porta. Al suo posto entrò come assessore esterno Maria Prodi, nipote di Romano, precedenti esperienze da amministratore: zero.
Motivazioni ufficiali del suo licenziamento, professore?
«Nessuna, nessuno poteva dire che il mio assessorato non funzionava o cose del genere. Dopo la mia cacciata, i funzionari mi hanno riferito che s’è bloccato tutto... ».
Eppure il professore Maddoli non è esattamente l’ultimo arrivato. Stimato accademico, è stato sindaco di Perugia dal '95 al '99, proveniente dall’area cattolica «un po' progressista» (Margherita), come dice lui. E anche come assessore regionale se l’era cavata egregiamente.
«Ero riuscito a varare la legge sui Beni culturali, uno strumento importante in una regione come la nostra con il suo patrimonio storico. Avevamo lavorato come matti per organizzare la Conferenza regionale sul turismo, un appuntamento decisivo dato il calo di turisti registrato in Umbria. Sono stato sostituito una settimana prima, ho dovuto in tutta fretta bloccare la stampa dei manifesti. E la Conferenza poi non s’è più tenuta».
Ciò che colpisce è la pacatezza nelle parole di Gianfranco Maddoli, l'assenza di qualsiasi risentimento.
«Guardi, mi trovavo benissimo a fare il docente universitario prima. Ho accettato la candidatura a sindaco. Quindi mi è stata chiesta la mia collaborazione come assessore regionale e ho ridetto sì per spirito di servizio, anche se era accaduta una cosa strana: si è mai visto un sindaco uscente che non viene ricandidato? Ora che sono tornato a fare il professore mi trovo ancora meglio...».
Quando ha saputo della sua defenestrazione?
«Il giorno prima».
Chi ha voluto la sua cacciata?
«Evidentemente Bocci, il coordinatore regionale della Margherita che era anche assessore all’Agricoltura. Un doppio ruolo un po' insolito. Il presidente del Consiglio regionale doveva lasciare l’incarico ma non aveva voglia di tornare sugli scranni da semplice consigliere. Bocci si è dunque dimesso per lasciare a lui l’assessorato all’Agricoltura e, con l’occasione, si è provveduto anche alla mia sostituzione. Per mesi ero stato oggetto di messaggi indiretti... ».
Messaggi?
«Con una certa frequenza su un giornale locale comparivano appelli del tipo: “Ma cosa si aspetta a far entrare in giunta l’assessore in panchina Maria Prodi?”. Cose così... ».
Morale?
«Che tutto si può fare. Basta dire le cose con chiarezza. Altrimenti si determinano situazioni di basso profilo. E non si è capito che in questo modo si è compromessa l’immagine dell’intero governo regionale».


Lei ha assistito alla gestione dei copiosi finanziamenti europei? Cosa pensa della marea di soldi provenienti da Bruxelles e di quelli distribuiti per rifare i casali?
«Mah, certo non ho visto tutti questi quattrini per i Beni culturali... Posso solo dire che non mi hanno fatto gestire il settore degli agriturismi».
E chi lo ha gestito?
«L’assessorato all’Agricoltura?».

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