L’addio di classe del conte Nuvoletti, il gentiluomo che emanava charme

Marito di Clara Agnelli, la sua eleganza ha fatto epoca: giornalista, scrittore, attore e cuoco provetto

L’addio di classe del conte Nuvoletti, 
il gentiluomo che emanava charme

Milano - Per colpa sua, lo dicono i maligni che in questi casi sono presenti all’appello, Gianni Agnelli non mise mai più piede per vent’anni in casa della propria sorella Clara. Giovanni Nuvoletti aveva scompaginato le tradizioni, non meglio precisate, della casa madre, quando, erano i favolosi anni Cinquanta, l’epoca della ricostruzione e della risalita ma con i sapori e i vapori della dolce vita, quando, dunque, donna Clara Agnelli, prima figlia di Edoardo Agnelli e Virginia Bourbon del Monte di san Faustino, decise di seguire il vento della passione, si diceva così, e mollò il marito Tassilo Fürstenberg, dal quale aveva avuto tre figli, Ira, Eduard Egon e Sebastiano, per un quarantenne di aspetto elegante, un dandy secondo epoca e costume, Giovanni Nuvoletti, conte. Apriti cielo. Clara era già la più brillante della dinastia agnelliana, con una dote imprevedibile e imprevista per il casato: era una cuoca eccellente, amava la cucina, ne faceva quasi un culto. Gianni Agnelli non accettò l’ingresso a corte di un altro Giovanni, per di più con il gusto della vita e del piacere, capricci che dovevano appartenergli in esclusiva.

I due scapestrati viaggiavano per l’Italia inseguiti dai fotografi, la loro storia d’amore compromettente era troppo bella, c’era di mezzo la famiglia più illustre del Paese, c’erano di mezzo tre figli, l’ultimo, Sebastiano, ancora con il ciuccio e il girello. Non c’erano soltanto i paparazzi. C’erano anche i questurini. L’adulterio era reato, Clara Agnelli, scendendo dalla scaletta di un aereo, a Venezia, si ritrovò di fronte due agenti in divisa, con un mandato e le manette. Portarono via l’adultero, ammanettarono l’adultera che dovette chiedere aiuto al consorte ufficiale, Tassilo, perché la riprendesse, almeno per quelle ore. Non cambiò idea, non cambiarono idea. La notizia dell’arresto, le fotografie sui rotocalchi, le voci di popolo e di corte, accentuarono la rabbia dell’Avvocato. Al punto che Clara Agnelli dovette sottoscrivere una specie di contratto-rinuncia, accettando un vitalizio di due milioni al mese, null’altro a pretendere. Quel dettaglio prosaico non fece cambiare il destino. Anzi. Anche perché l’amore tra Giovanni, figlio di contadini a Gazzuolo, e Clara, era sbocciato per caso davanti all’ascensore dell’albergo con la torre al Sestriere, millenovecentotrentadue, anno di fondazione del presepe sciistico degli Agnelli-Nasi. Nuvoletti aveva vent’anni, Clara soltanto dodici ma fece l’inchino quando si aprirono le porte dell’ascensore e apparve, accanto al giovinotto, il principe Umberto. Accadde che nel Quarantotto i due, senza il principe, si ritrovassero, ricordando l’incontro casuale, l’inchino e dunque accendendosi d’amore. Giovanni Nuvoletti tirò diritto, le due lauree lo facevano andare fiero, i modi e le posture che lo distinguevano dal resto della comitiva (non proprio da tutti) gli gonfiavano il petto. Ho detto non da tutti. Un giorno ci fu l’incontro scontro con Gianni Agnelli che si mise alla ricerca della sorella adultera. Accadde in Svizzera, l’Avvocato e Nuvoletti indossavano la stessa giacca, la stessa camicia, la stessa cravatta, un motivo in più, per Gianni ovviamente, di tenersi alla larga dal tipo. Anche Giovanni Nuvoletti si tirò da parte, le vicende di casa Agnelli non lo riguardavano e così anche sua moglie Clara, scelse di togliersi dalla luce abbagliante del fratello.

Improvvisamente e imprevedibilmente Gianni Agnelli si avvicinò a Nuvoletti. L’adultero amava la vita dolce, la sua eleganza era divenuta il riferimento di battute e spunti, era il lord Byron tricolore, scrisse qualche romanzo, dai titoli provocatori Adulterio mantovano per dire, dopo Gardenie e caviale e Il matrimonio mantovano, sognava di fare l’attore, gli venne offerta la parte del dottor Azzerini nel film di Salce Il Prof. Dott. Guido Tersilli, primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue. L’interpretazione divertì l’Avvocato; secondo i maligni fu l’occasione per ribadire la differenza tra i due. Se Clara, divenuta poi moglie, alla morte di Tassilo, amava e ama la cucina, Giovanni Nuvoletti è stato per dieci anni, dall’Ottantatré in poi, presidente dell’Accademia Italiana della Cucina president d’honneur de l’Académie Internationale de la Gastronomie.

Da qualche settimana era ricoverato in clinica, sempre nelle terre della loro esistenza d’amore lunga mezzo secolo. La storica villa Papadopoli, dono del senatore alla figlia Clara, è stata il teatro di feste memorabili e di cene maestose. Ieri era silenzio e luci spente.

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