«L’addio di Nesta? Temo sia definitivo»

Donadoni: «Io mi rodevo se non c’ero. Lui ha scelto: forse per sempre». Il ct garantisce la pace Milan-Inter

da Firenze

Erano gli anni 90, non la preistoria. «Se per qualche motivo non venivo convocato in nazionale mi rodeva». Dichiarazione di Roberto Donadoni che, mutati i panni da giocatore in quelli di ct, è alle prese con alcune disaffezioni eccellenti. Il primo è stato Totti, subito dopo il trionfo di Berlino. Ora sembra allinearsi un altro big: Alessandro Nesta.
Evitare un impegno non esaltante con le isole Far Oer e la Lituania può essere una scelta comprensibile per uno che ha deciso di portare, nello stesso periodo, la storica fidanzata all’altare. «Nesta mi ha fatto presente le sue motivazioni e io le rispetto. Ci siamo parlati a lungo, mi auguro che la sua rinuncia sia solo momentanea. Lui è un giocatore di grande spessore che può dare ancora molto alla causa azzurra. Temo però che si tratti di una scelta definitiva. Non possiamo del resto obbligare chi non vuole farlo a vestire la nostra maglia. Nè avrebbe senso imporlo di forza, una soluzione drastica da parte della federazione non gioverebbe a nessuno. Ognuno deve essere libero di gestirsi come meglio crede. Così io vado avanti. Ho 23 giocatori motivati, tutti all’altezza della situazione». «Speriamo che ci ripensi, ma la decisione è collegata a un percorso di Nesta che ha dato tanto alla Nazionale», dice da Roma il presidente della Figc Abete.
Donadoni è abituato a vedere il bicchiere sempre mezzo pieno e non il contrario. Ma alla domanda trabocchetto, «Non è che questi giocatori si sentano meno viziati e coccolati che in precedenza?», preferisce glissare. Ci tiene però a sottolineare che se al momento mancano, nel gruppo, ben 10 vincitori del mondiale, ci sono gli infortunati come Toni e Semioli, come Mauri e Camoranesi per non dire di Gilardino: non sarebbe giusto accusarlo di disaffezione. Per fortuna si recupera uno che non si arrende mai: Inzaghi. «L’ho abbracciato e gli ho fatto i complimenti. A uno come lui, per far gol, è sufficente che il pallone caramboli addosso».
Proprio Inzaghi sembra un punto fermo in vista della cinque giorni azzurra. Donadoni dovrà valutare il dosaggio delle forze dei giocatori da mandare in campo in tempi ristretti, considerare che la prima gara è quella che si presenta come meno impegnativa «ma da non sottovalutare» e dare un occhio anche alla situazione disciplinare. Tre i giocatori in diffida, Cannavaro, Zambrotta e Gilardino, e a settembre ci sarà da giocarsi la qualificazione agli europei con la Francia. Il ct ribadisce la sua tesi: è fondamentale il via della A il 19 agosto per arrivare alla sfida in condizioni accettabili.
Donadoni garantisce sulla solidità del gruppo. Insomma Materazzi, che non si è presentato indossando lo smoking immacolato, e i cugini rossoneri, esaurita la fase goliardica, filano in perfetto accordo. «L'importante è che due grandi società abbiano concluso nel migliore dei modi la loro stagione.

L’Inter con lo scudetto dopo aver disputato un torneo straordinario, il Milan dimostrando alla fine le sue eccezionali qualità in Europa», la chiosa di Donadoni. E a chi gli fa notare che la vittoria azzurra nella prima gara è quotata appena sopra la pari, e con handicap di tre reti, replica di essere un analfabeta nel campo delle scommesse. A lui interessano solo i tre punti.

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