Roger Scruton, filosofo, columnist, compositore, amante della campagna e della caccia, ha scandalizzato il mondo accademico in diverse occasioni (tra laltro per qualche anno si è trovato senza contratto dinsegnamento). Dalla scorsa estate è Resident Scholar al think tank conservatore American Enterprise Institute. Anni prima, durante la guerra fredda, si era trovato nei guai per aver organizzato seminari clandestini di filosofia a Praga. Caduto il Muro, è stato premiato dalle autorità ceche per la sua attività. Ma molte delle censure avute in patria derivavano dal fatto che con la filosofia dei «sofisti moderni» (così Scruton ha definito la vague dei Derrida, Foucault, Lyotard, Rorty) che va per la maggiore nei dipartimenti universitari lui non vuole aver niente a che fare. Altrettanto nette le sue idee riguardo larte, cioè il suo rifiuto di buona parte dellestetica moderna. Scruton parlerà a Roma stamattina alla seconda sessione di «Dio Oggi» (ore 11, Auditorium di via della Conciliazione) proprio a proposito del «Dio della cultura e della bellezza».
Professor Scruton, che senso può avere tornare al concetto di bellezza, quando almeno negli ultimi due secoli larte ha in sostanza ripudiato questo concetto?
«Ma non è del tutto vero che tutta larte sia andata in questa direzione. Solo quella che fa più rumore, e che ne guadagna più pubblicità lo ha fatto».
Per esempio?
«Prendiamo la musica. Durante tutto il XX secolo cè stato il tentativo della musica classica di tener ferma lidea di bellezza. Penso a Britten, Stravinsky, Messiaen. Gente seria. Ma naturalmente gente che fa più rumore ha più successo, come Stockhausen. Ma nelle arti visive è un fenomeno molto evidente, ci sono molti artisti che mantengono unidea di bellezza, che creano opere figurative che alle grandi mostre non arrivano. Arriva invece la cacca dissacrante, che sta lì per il semplice motivo che è offensiva. Il pubblico ordinario non apprezza questa roba. Molti intellettuali non la amano. Ma nessuno dice che è spazzatura».
Lintellighentia ama essere scioccata?
«Cè una sorta di apprezzamento istituzionale per lo shock, spesso si confonde lopera darte scioccante con loriginalità. E questo non centra niente con la vita normale. Invece voglio parlare della bellezza nella vita normale, senza nemmeno riferirmi allarte. Nella vita che ognuno conduce ci sono momenti di bellezza. Anche solo apparecchiare la tavola in maniera bella. Vestirsi bene per uscire la sera. Se si eliminano questi momenti, si eliminano i veri momenti importanti della vita».
In molti suoi libri lei esalta la Tradizione, quella occidentale, quella Cristiana, quella del suo Paese. Ma un richiamo alla tradizione in un tempo del genere non vuol dire riattaccare allalbero le pere cadute?
«Ottima analogia. Ma la questione è: sarà vero che tutte le pere sono cadute dallalbero? E poi: ma non è che lalbero potrà fare frutti di nuovo? Pensi al XIX secolo. Si diceva che con Wagner e Baudelaire tutto fosse andato sottosopra, e che larte occidentale fosse finita. Ma cinquantanni dopo cerano geni come Yates, Pound, Montale. Pensiamo ai film di Fellini. Come li possiamo spiegare? Solo se li connettiamo a una tradizione antica.
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