Attenzione, questo libro vi salverà la vita. Quella da reality, sintende. Per la vita reale, dovrete continuare a provvedere da soli. Nel frattempo, il Piccolo manuale del perfetto avventuriero di Pierre Mac Orlan (Adelphi, pagg. 72, euro 5,5, a cura di Giulio Minghini), trattatello che ha quasi novantanni, vi sgraverà dai sensi di colpa del tempo libero passato in poltrona a far da voyeur alle avventure degli altri. Mac Orlan (pseudonimo di Dumarchey, 1882-1970), bohémien e soldato, pittore e reporter, autore di 130 libri e di alcune splendide canzoni di Juliette Gréco, lettore di Stevenson, Kipling e Defoe, segnato da anni di miseria parigina al fianco di Picasso, Apollinaire e Max Jacob, la cui più grande avventura furono gli anni a Napoli, Bruges, Tunisi e Palermo in qualità di «segretario particolare» di una donna di lettere, non poteva immaginarlo. Ma le poche pagine del suo manuale, apparso a Parigi nel 1920, se rilette oggi sembrano la perfetta apologia dellIsola dei famosi: se la vera avventura è morta, viva lavventura.
La tesi di Mac Orlan è semplice: il perfetto avventuriero è quello «passivo», che gusta le piccole gioie che scaldano il banchetto della vita a domicilio e a spese degli altri, gli «avventurieri attivi». Questi ultimi sono dei montati, gente credulona e piena di energie da sprecare, poeti inconsapevoli portati a credere che la conquista dellavventura sia ancora unimpresa possibile e perciò destinati a commettere uninfinità di sciocchezze suggerite da mentori che sfruttano la loro fame prima di semplice pane, poi di soldi e gloria. Lavventuriero passivo, invece, si tiene fuori dal gioco e con la sua immaginazione vampirizza vite altrui, da cui succhia la linfa insostituibile delladrenalina.
Per conservare intatta la passività, secondo Mac Orlan basta possedere alcune caratteristiche di base: sonno regolare, buon appetito, capacità di mentire con discrezione, culto della sensibilità, assenza totale di senso morale, rispetto delle tradizioni e della disciplina, rifiuto dei giochi violenti e dello sport in genere. Inoltre, lavventuriero passivo deve osservare con rigore sacrale il seguente stile di vita: praticare un erotismo letterario (in pratica, «approcci normali con le donne»), non saper nuotare, mangiarsi le unghie, nutrirsi di letteratura marginale, parlare solo di ciò che non conosce, possedere un amico credulone da trasformare nel proprio alter ego, lavventuriero attivo. E in cima alla lista, la regola aurea: mai (o quasi mai) viaggiare.
«I viaggi, al pari della guerra - scrive Mac Orlan - non valgono la pena di essere praticati. È sconsigliabile assumere un ruolo attivo in svaghi di questo genere, poiché lautentica bellezza dellazione finisce per essere schiacciata dagli aspetti molesti». In sostanza, il viaggiatore ha un sacco di fastidi: partenza, fazzoletto, bagagli, mal di mare. Viene munto come una vacca da latte, crepa di caldo, spesso prova noia o addirittura disgusto. Lavventuriero passivo, invece, è in grado di viaggiare rimanendo in una stanza: «con la pioggia o con il sole costui se ne resta aggrappato al bracciolo della poltrona, allo stesso modo in cui un capitano di lungo corso si aggrappa al parapetto del ponte di comando».
Sicurezza assoluta, piacere di meravigliose avventure senza scotto alcuno, riparo da sanzioni divine e sociali: sono questi i vantaggi di avere qualcuno che faccia lo sporco lavoro di vivere le avventure al posto nostro e ce ne dia spettacolo. Mac Orlan prevede, tuttavia, la possibilità di un rischio. Uno solo, rarissimo nel tempo, ma grande: che un avventuriero attivo, sfruttato da uno passivo, faccia ritorno dopo una lunga carriera avventurosa per spaccare la faccia al suo ispiratore.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.