L’enigma Culianu e il lato erotico delle arti magiche

Chissà cosa poteva importare, alla Securitate di Nicolae Ceausescu (1918-89), di un transfuga ragazzo che si occupava di tradizioni religiose, che poi era diventato un grande esperto di Marsilio Ficino e di Giordano Bruno e un’autorità negli studi sullo gnosticismo. Eppure, nel ’91, un paio d’anni dopo che lo stesso dittatore romeno era caduto e i suoi servizi segreti erano stati sciolti, una cimiteriale longa manus dalla memoria indelebile provvide ad assassinare il professor Ioan Petru Culianu, alla Divinity School di Chicago. Culianu era arrivato in Italia, ventiduenne, nel ’72, con una borsa di studio del governo italiano, e aveva subito chiesto asilo politico. L’impatto con l’Occidente fu per lui traumatizzante per le sue spietatezze e ambiguità, e, dai ricordi di chi lo conobbe e frequentò, specie nei quattro anni alla Cattolica di Milano tra il ’73 e ’76, possiamo immaginare quanto egli fosse inquieto e insicuro. Magro, grande zazzera di capelli, vestiti troppo grandi, camminava a passi rapidi sfiorando i muri. Ci volle tempo perché si aprisse con i compagni di corso, senza peraltro schierarsi mai politicamente, e perché diventasse più sereno. Ma il terrore sembrava attanagliarlo quando arrivava qualche ferale notizia, come nel caso del dissidente bulgaro assassinato per la strada a Londra con la punta avvelenata di un ombrello. Comunque, più forti della sua paura di essere assassinato, erano la volontà di autoaffermazione, la grande capacità di lavoro e l’interesse per i suoi studi. Nel giro dei dieci anni successivi trascorsi principalmente a Groninga, scrisse o mise in cantiere i suoi libri più importanti (tra cui Gnosticismo e pensiero moderno ed Esperienze dell’estasi, dall’Ellenismo al Medioevo), finché nell’86 approdò all’Università di Chicago, dove il vecchio Mircea Eliade, che egli aveva conosciuto in un precedente viaggio americano e suo estimatore, aveva a lungo insegnato.
A Chicago, quello stesso anno, pubblicò l’edizione americana di Eros e magia nel Rinascimento che, uscito nell’87 per il Saggiatore, torna in una nuova edizone (Bollati Boringhieri, pagg. 422, euro 17). Sì, è difficile ignorare il drammatico scarto tra gli interessi e gli studi di Culianu e la sorte che gli si preparava. Chi poteva desiderare di ucciderlo, nel ’91? Uno della ex Guardia di Ferro cui era rimasto il suo nome nella lista delle persone da eliminare? O l’assassino era uno di quegli stregoni che, quando vedono annunciata una conferenza sulla magia, diventano furibondi a vedere che uno storico profani il loro terreno?
Si potrebbe anche pensare che a Bucarest non piacesse per nulla quel che il traditore Culianu studiava. La magia di cui egli si occupa è una «scienza» dell’immaginario. Al suo massimo grado di sviluppo, con Giordano Bruno, essa è, secondo le parole dell’autore, «un metodo di controllo dell’individuo e delle masse basato su una profonda conoscenza delle pulsioni erotiche individuali e collettive». In questa magia si può riconoscere quindi non solo l’antefatto della psicoanalisi, ma soprattutto uno degli strumenti fondamentali della psicosociologia applicata e della psicologia di massa. In quanto scienza della manipolazione dei fantasmi, la magia s’incentra sull’umana immaginazione, nella quale tenta di suscitare impressioni persistenti. «Il mago del Rinascimento - dice Culianu - è sì psicoanalista e profeta, ma anticipa anche professioni moderne come quelle di capo delle relazioni pubbliche, propagandista, spia, uomo politico, direttore dei mezzi di comunicazione, pubblicitario». Già, queste son cose che possono non piacere a qualcuno dei servizi segreti”.
Poiché dunque qualcuno, chiunque sia, ebbe la crudeltà umana, intellettuale, politica o altro, di ammazzarlo, non possiamo conoscere gli sviluppi che i suoi studi avrebbero potuto avere, e leggere pagine come quelle di Eros e magia: le disquisizioni sottili, coltissime eppure piane e colloquiali sul carattere sincretico della nostra civiltà nata dall’incontro di diverse culture, i nessi e le genealogie che egli costruiva, dal «pneuma fantastico» di Aristotele, alle arti della memoria e alle altre scienze del Rinascimento; dai «sigilli» siderali che plasmano secondo Marsilio Ficino la forma umana, all’uomo «vincolo et nodo del mondo» di Pico della Mirandola, fino all’ambigua dicotomia dell’eros, «naturale» ed «eroico», di Giordano Bruno, e al suo De vinculis in genere. Qui ci sono forse i passi più singolari e «compromettenti» di Culianu. Egli considera innanzitutto questo testo alla stregua del Principe di Machiavelli. «Ma come risulta scialba e risibile, oggigiorno, la figura del principe-avventuriero machiavellico rispetto a quella del mago-psicologo bruniano! La popolarità di cui ha goduto nei secoli Il Principe è sfociata nella teoria del “Principe” moderno – il partito comunista – elaborata da Gramsci».

Eppure, a differenza della figura dell’avventuriero politico machiavelliano destinata a scomparire, il mago del De vinculis «è il prototipo dei sistemi impersonali dei mass media, della censura indiretta, della manipolazione globale e dei brain-trusts che esercitano il loro controllo occulto sulle masse occidentali... senza saperlo, essi vi si ispirano mettendo in pratica le idee stesse di Giordano Bruno».

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