L’ultima crociata di Odifreddi: vince il "premio intolleranza"

Il matematico restituisce il «Peano» vinto nel 2002 perché attribuito quest’anno a Giorgio Israel. Il motivo? Non vuole essere accostato a un collega "sionista" e vicino al governo. Meno male che a sinistra sono per la libertà d’opinione

L’ultima crociata di Odifreddi: 
vince il "premio intolleranza"

Per l’ennesima volta Piergiorgio Odifreddi ha deciso di varcare il Rubicone che dovrebbe separare la matematica dalle idee politiche, l’eterea e perfetta scienza dei numeri dagli odi personali e dagli strali che lancia contro chi ha convinzioni diverse da quelle ateo-materialiste (cioè la maggioranza degli italiani). E come al solito l’ha fatto da par suo, ossia caricando a testa bassa e sfruttando al meglio la propria visibilità mediatica. L’altro ieri, infatti, una mail, a firma del professore e indirizzata anche ad alcune delle più importanti testate quotidiane come La Stampa e Repubblica, ha avvisato l’associazione Subalpina Mathesis (che gestisce il premio Peano, uno dei più prestigiosi d’Italia per la divulgazione matematica) che voleva immantinente il suo nome cancellato dall’albo d’oro della medesima. Odifreddi, vincitore nel 2002 con C’era una volta il paradosso (Einaudi) non gradisce più fregiarsi di un premio che, quest’anno, andrà a uno storico della matematica: Giorgio Israel. Non che abbia da ridire sulle capacità scientifiche del collega piuttosto ritiene (parole sue): «che le posizioni espresse da Israel in ambito politico, culturale e accademico sul suo Blog, sul sito Informazione Corretta e in ripetuti interventi su Il Foglio; Il Giornale e L’Osservatore Romano; culminate con la sua collaborazione con il ministro Gelmini come consulente per la “riforma” della scuola, trascendano i limiti della normale dialettica, e si configurino come un pensiero fondamentalista col quale non intende essere associato intellettualmente, nemmeno nel senso... di condividere con lui l’albo d’oro dello stesso premio». Idee che ha ribadito intervistato in un lungo articolo sulle pagine del Corriere a firma Antonio Carioti che, ciliegina sulla torta, ha attribuito al presidente di Subalpina Mathesis l’indiscrezione che anche alcuni membri della giuria avessero avuto perplessità sull’idea di premiare Israel. Insomma una «scomunica» lanciata contro un rispettato collega a partire dalle sue convinzioni politiche e religiose e che trasforma in una colpa il fatto di essere un consulente dell’attuale governo. Abbastanza per lasciare di sasso il professor Israel che ha vinto il premio con Il mondo come gioco matematico, scritto assieme a sua moglie Ana Maria Millan Gasca e dedicato al matematico John Von Neumann. E se il professor Israel non vuole alimentare le polemiche personali, si limita a dire che il suo libro è distantissimo dalle questioni politiche e che racconta della vita di un grandissimo uomo di scienza, diversa è la posizione di Franco Pastrone. Il presidente di Subalpina Mathesis coinvolto direttamente smentisce, parlando con Il Giornale, di aver fatto qualsivoglia accenno a dubbi su Israel: «Come ho scritto al giornalista del Corriere non ho mai detto che la vicinanza di Israel al governo abbia suscitato perplessità nella giuria... Nella discussione non sono mai intervenute valutazioni di tipo ideologico... Noi ci occupiamo di libri che aiutino la divulgazione matematica». E quanto al gesto di Odifreddi lo definisce «incomprensibile... fuori dalla deontologia che dovrebbe caratterizzare i comportamenti di uno scienziato». E lui? Il «Matematico impertinente» è convintissimo del suo gesto, come dice al Giornale: «Sono le idee di Israel a trascendere la normale dialettica politica, sono di un sionismo estremo... E anche la sua scelta di collaborare con un ministro come la Gelmini per me è inaccettabile...

Lui ha il diritto di pensarla come vuole ma io ho il diritto di non stare nello stesso albo d’oro con lui...». Se poi provate a dirgli che anatemi di questo tipo non fanno bene al dialogo culturale: «Ma quale anatema ho scelto la protesta più moderata di tutte, non ho mica fatto un sit-in...». 

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