Luca De Fusco: «Così ho rilanciato il Napoli Teatro Festival»

Il direttore dell'importante manifestazione che si è conclusa in questi giorni sottolinea il successo dell'edizione 2012 e annuncia: «Il prossimo anno i big verranno a produrre qui»

Luca De Fusco, direttore del «Napoli Teatro Festival» può dirsi soddisfatto. I numeri della quinta edizione dell'importante kermesse che si è appena conclusa ai piedi del Vesuvio sono più che confortanti e soprattutto lasciano ben sperare per il futuro. Merito di una direzione artistica che ha saputo convogliare a Napoli i più grandi registi della scena internazionale, mettendo a frutto la sinergia con l'assessorato alla Cultura della Regione Campania capitanata da Caterina Miraglia. «Soddisfatto, certo, perchè il cartellone di quest'anno ha fatto registrare il quasi tutto esaurito, vale a dire l'85 per cento dei posti disponibili». Ma più che sui numeri, è soprattutto sulla qualità che si gioca la partita, ora più che mai visto che l'appuntamento nazionale ormai consolidato permette di investire e programmare a lungo termine. Una qualità che vede il neologismo «glocal» pare quantomai appropriato, visto che accanto alle grandi produzioni, come quelle di Peter Brook («The suit» al Mercadante) e di Bob Wilson («The Makropulos») hanno colpito i progetti delle compagnie autoctone e la scelta di luoghi inediti e d'eccezione sul territorio. «È una scelta che rivendico pienamente mia - dice De Fusco che a Napoli è anche direttore del Teatro Stabile - e che intendo ulteriormente sviluppare per il futuro per trasformare la mia città in un laboratorio di produzione permanente».
Il parallelismo con blasonati Festival come Edimburgo ed Avignone è inevitabile e stimolante. «Rispetto a loro sento responsabilità ancora maggiori perchè nessuna delle due città europee può dire di aver offerto un contributo fondamentale al teatro britannico e a quello francese. Al contrario Napoli vanta una fortissima tradizione nella produzione teatrale contemporanea, e dunque trovo quantomai importante e fruttifero instaurare dialoghi veri tra la nostra produzione e il proscenio internazionale».
E De Fusco già snoccia le qualche anteprima sul programma dell'anno venturo che dovrebbe consolidare le partnership europee ed aggiungere contenuti al festival. «Il mio intendimento non è soltanto far tornare i big di quest'anno ma invitarli per progetti di residenze che generino prime mondiali in sinergia con le radici del teatro napoletano». Insomma, non solo una vetrina ma un vero cantiere dell'arte. Qualche esempio? «Bob Wilson, che oggi rappresenta un guru dell'avanguardia internazionale, verrà qui a provare Viviani con attori napoletani per lo spettacolo "Circo equestre Sgueglia"; mentre Brook porterà i suoi "Frammenti di Beckett"».
Nei piani di De Fusco c'è anche quello di allargare la rappresentanza dei registi italiani come Emma Dante.

«Certamente estenderò la rete di location, soprattutto quelle inedite che hanno riscosso grande successo perchè hanno fatto riscoprire agli stessi napoletani siti straordinari come l'area archeologica di Pausilypon dove è andato in scena "The bird of Phoenix" della compagnia israeliana Vertigo, a mio avviso la vera perla di questa edizione. Ma il prossimo anno svilupperò il progetto anche al di fuori dei confini del capoluogo per valorizzare il patrimonio della Campania e rimarcare la fruttuosa sinergia tra la Regione e la Comunità europea».

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