Domenico Latagliata
Torino - SuperPippo si è rotto. Non il costume - sorte toccata pochi giorni fa a Federica Pellegrini, durante il Trofeo Settecolli -, ma a causa del costume. Che, nel nuoto degli ultimi tempi, equivale alla bicicletta nel ciclismo: se ne hai una di venti anni fa, fai il doppio della fatica rispetto ai tuoi avversari. Superpippo, altrimenti detto Re Magno, è Filippo Magnini, due volte campione del mondo nei 100 stile libero e favorito numero uno della specialità alle prossime Olimpiadi di Pechino. «Ma ancora non so se ci andrò», ha sbottato ieri a Torino dove la sua società, la Larus Roma, era impegnata nelle finali di serie B.
Come sarebbe a dire che non sa se ci andrà?
«Quello che ho detto: se non mi faranno usare il costume che voglio, posso anche stare a casa. Non avrebbe senso andare a gareggiare contro atleti che partono con mezzo secondo e più di vantaggio».
Facciamo un passo indietro: lei nel Settecolli ha indossato un costume Speedo (e non quello targato Arena, azienda che fornisce il materiale alla nazionale, ndr) ed è tornato a essere il più veloce di tutti.
«Appunto: ero rimasto l'unico a non averlo ancora provato in gara e i risultati si sono visti. Nel recente passato sono stato battuto da atleti che da un giorno all'altro si sono migliorati di secondi quasi interi, enormità vere. Sono sempre stato zitto e non ho mai fatto polemiche, ma ora basta: alle Olimpiadi ci voglio andare per gareggiare alla pari con tutti, non per partire battuto. Non mi pare una pretesa assurda».
Si sta esponendo lei a nome di tutti i suoi compagni?
«Parlo per me stesso e stop. Ognuno ha la sua storia e il suo carattere: io ho sempre lottato per le mie idee e sempre lo farò. Non mi farò certo imporre una scelta del genere nell'anno olimpico: a Pechino gareggerò con il costume che avrò scelto e, se mi diranno che non sarà possibile, me ne starò a casa».
Possibile che la Arena sia così indietro?
«Chiedetelo a loro. È un anno che stanno lavorando sul costume nuovo, ma gli esiti sono sotto gli occhi di tutti. Se non sono riusciti a ottenere un certo risultato in dieci mesi, credo sia difficile lo facciano in poche settimane».
I suoi compagni di nazionale che dicono?
«La sola che è nelle mie condizioni è la Filippi. La Pellegrini ha già avuto il benestare dall'Adidas per fare quel che vuole, Rosolino è a fine carriera e non credo gli importi molto di venire eventualmente multato».
A lei sì?
«Certo che no: se dovrò pagare 2000 euro di multa per indossare il costume che voglio, qualche soldo da parte ce l'ho. Sempre che mi facciano andare in Cina».
Si sarebbe mai immaginato che nel nuoto la tecnologia potesse assumere tutta questa importanza?
«Quando ho cominciato, no di sicuro. Ma adesso che ci siamo, dobbiamo ballare tutti con le stesse regole: la tecnologia deve essere a disposizione di tutti, se no tanto vale».
Si è sentito solo in questi mesi?
«Gli unici che mi sono stati vicini sono stati il mio allenatore Claudio Rossetto e la Larus Roma. Io e la mia stretta cerchia: nessun altro ha mosso un dito. Adesso però il tempo delle attese è finito: io prendo posizione, gli altri facciano quello che vogliono. Ho già perso troppo tempo e troppe medaglie: se avessi gareggiato alla pari con i miei avversari, credo proprio che quest'inverno, agli Europei di Eindhoven e ai Mondiali in vasca corta di Manchester, avrei fatto decisamente meglio».
Tutti questi problemi le hanno tolto serenità?
«Sono tranquillissimo, almeno adesso. Mi sono allenato al meglio e si è visto a Roma che la forma c'è. A un possibile oro olimpico, però, non rinuncio così facilmente. Gli atleti sono il primo ingrediente di ogni sport e devono essere tutelati fino in fondo: forse qualcuno dovrebbe ricordarselo più spesso».
Cosa si aspetta che succeda adesso?
«Facciano quello che vogliono, della diplomazia me ne infischio. Ho sempre lottato per arrivare in alto, lo sto facendo anche adesso.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.