Marcello I: «Tasse all’Italia? Le pagheremo ancora per poco»

Marcello I: «Tasse all’Italia? Le pagheremo ancora per poco»

Seborga. Sono passati circa sette mesi da quando l’imprenditore Marcello Menegatto, il rampollo di una famiglia che ha tratto dal nylon le proprie fortune, fu proclamato Principe di Seborga con un mandato settennale: il voto popolare ha dato torto a Pepi Morgia, il light designer amico di Fabrizio De André.
I primi sette mesi di reggenza targati Marcello I meritano un consuntivo: a cavallo tra folklore e rivendicazione, da tempo Seborga chiede l’autonomia dall’Italia. Sia al nostro Stato, sia presso le Corti di Giustizia europee.
Sei ottobre duemiladieci: con un’ordinanza, sua Altezza Serenissima chiese a tutti i cittadini del principato di consegnare, se in loro possesso, tutta la documentazione utile alla causa del riconoscimento del principato di Seborga. Tempo limite, un mese. I risultati nelle parole di Marcello I: «Abbiamo svolto un ottimo lavoro. Il merito va a una rete di rapporti diplomatici tessuti in tutto il mondo: di qui l’arrivo dei documenti, che abbiamo messo in ordine del mio predecessore Giorgio I».
Il primo passo è compiuto. Quello successivo prevede che «entro l’anno tutta la documentazione verrà consegnata alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo», per avere la sentenza definiva «intorno all’inizio dell’estate del 2011». Parola di Principe.
Non solo Strasburgo, comunque, nella piccola Seborga. «In questi sette mesi - spiega Marcello I - si è ridotto il numero dei Consoli onorari. Ho impostato il governo in modo da avere le basi per poter lavorare nel migliore dei modi». Il Principe si scopre manager, quindi. Anche in un borgo di alcune centinaia di anime.
Senza dimenticare di esser - noblesse oblige - uno sportivo di talento. In un ambito che più principesco non si può: «Sono 15 anni che pratico offshore. Nel 2000 ho vinto un Mondiale, sono stato quattro volte campione europeo e italiano e medaglia d’oro nello sport». Una passione che la carica istituzionale, giocoforza, ridimensiona: «A fine novembre rinuncerò a due gare negli Emirati Arabi - continua il Principe - ma le salto per rimanere qui nella mia Seborga per la commemorazione di Giorgio I che cade in quelle date».
Da gennaio partirà la macchina del folklore a 360 gradi: emissione di francobolli, monete (senza corso legale in Italia) ma accettate nel circondario: Seborga ha una propria zecca, e la moneta locale - il Luigino - è indicizzato all’euro e gadget. Tutto il merchandising sarà curato da una società con sede in Italia. «Dove - sottolinea Marcello I - pagheremo le tasse. Almeno per il momento».
Salutiamo Sua Altezza con un’ultima domanda riguardante la crisi di governo che sta colpendo il nostro Paese, chiedendo al Principe quale consiglio ha da dare al primo ministro: «A Berlusconi dico di tenere duro, di lasciar parlare gli altri e continuare così con la sua linea».
È bipartisan, la visita a Seborga: i suoi caruggi, addobbati con il bianco e azzurro, sembrano sospesi nello spazio e nel tempo, dando l’illusione di essere all’estero. È il tricolore che sovrasta il municipio a riportare alla realtà. In Italia. Almeno per ora...
Qualche metro più in là, il posto di guardia al confine tra il Principato e l’Italia o Vallebona, dipende dai punti di vista: un gendarme controlla attento il flusso da e verso Seborga. «Le carte d’identità - ci spiega - vengono rilasciate solo ai residenti. Perlomeno, bisogna vivere qualche anno qui a Seborga». Come in un Principato vicino, si direbbe.
Si crede nell’indipendenza anche nella vicina Seborga: «I documenti relativi all’indipendenza ci danno ragione.

Persino Mussolini, in alcune sue lettere, scrisse che Seborga non faceva parte dell’Italia». Lo dice il gendarme, congedandoci cordialmente. Lo pensano tutti. A un tiro di schioppo, il Principato di Monaco si affaccia sul mare. Seborga lo guarda dall’alto. Sognando di fare lo stesso con l’Italia.

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