Noi non ce lo ricordiamo più. Eppure Milano è stata, era, in parte è ancora, una città d'acqua, circondata d'acqua dolce. Nel 1930, con la copertura dei Navigli, un centro urbano che ricordava Amsterdam o perfino in certi scorci Venezia, si è lentamente trasformato in un garage a cielo aperto. Pazienza. È il progresso; è la modernità. Sono prezzi che si pagano.
Eppure a sfogliare le pagine di questo libro illustrato con decine di foto d'epoca soprattutto dei primi decenni del Novecento, si resta a lungo a pensare. Milano, isola tra le acque (ed. Carte Scoperte, pagg. 112, con 84 foto in b/n, euro 34.50) rimanda al significato etimologico, a quel Mediolanum che la denominava come una lingua di terra tra i due mirabili fiumi equidistanti da essa, il Ticino e l'Adda. Le altre vie d'acqua erano (e sono) il Lambro, l'Olona, il Seveso, la Muzza e, più lontano ma a sua volta influente, il Po.
Il complesso sistema dei Navigli, dalla Martesana al Naviglio Grande e a quello Pavese, fino alla Darsena, è oggi ancora in parte percorribile e ammirevole. Le capacità idraulico-ingegneristiche degli uomini hanno realizzato perfino un surrogato di quello che non c'era, un grande specchio d'acqua, con l'Idroscalo e il progetto di Porto di Mare, qust'ultimo oggi noto solo come il nome di una fermata della metropolitana.
I testi di Erica Ponti, che si adattano in modo mai aridamente didascalico alle sorprendenti immagini d'archivio rintracciate da Gianni e Maurizio Maiotti, pongono l'accento su una realtà sociale ed economica il cui imprinting non è ancora del tutto perduto. Lo sviluppo delle vie d'acqua ha avuto molto a che fare con una propensione all'industria e al commercio che Milano non ha mai perduto, così come non ha perduto la sua vocazione di perno e di volano di comunicazioni a largo raggio.
Il volume contiene, per ogni sezione o capitolo, una cartina che aiuta a meglio orientarsi fra questi reticoli fluviali. Si capirà dunque chiaramente come l'intreccio della acque milanesi si estenda ben oltre la cerchia metropolitana, arrivando a comprendere popolosi centri limitrofi come Paullo, Gaggiano, Trezzano, Abbiategrasso, fino a Vigevano, fino a Pavia. E infine c'è la gente. Gli operai vestiti della festa che passeggiano su quelle stesse sponde dell'Idroscalo dove si incontravano, per le principali manifestazioni, la testa coronata di Vittorio Emanuele III, il «re piccolo» e l'esuberante personalità di Italo Balbo, aviatore e ministro dell'Aeronautica nel 1929. Ci sono i giovani. Ragazzine ventenni che pescano le rane (oggi ne sopportano a malapena la vista). Giovanotti con i calzoni lunghi, simbolo dell'ingresso nella vita adulta, che suonano la chitarra sotto i pergolati o sulle rive dei canali. Facce pulite come era pulita quell'acqua. Gite romantiche in barca sul Lambro.
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