Negli ultimi tempi, oltre al mantra: “I jihadisti non arrivano con i barconi”, confutato da diversi casi tra cui quello dell’attentatore di Berlino Anis Amri, se n’è più volte sentito un altro: “In Italia non ci sono stati attentati perché non abbiamo le banlieue come in Francia e Belgio”, mantra altrettanto fuorviante perché la realtà sembra affermare tutt’altro.
Un esempio concreto? Milano, zona San Siro, precisamente piazzale Selinunte e tutto quel reticolato di strade che vi si estendono attorno, tristemente ribattezzato “il quadrilatero della paura” a causa del degrado e dell’altissimo tasso di delinquenza. Via Paravia, via Tracia, via Maratta, via Gigante, giusto per citarne alcune. Palazzoni malmessi dell’Aler, dei veri e propri labirinti nei quali, in certi casi, è possibile accedere anche attraverso entrate “secondarie” che passano attraverso le cancellate. Edifici caratterizzati da un altissimo tasso di abusivismo, quasi 3.400 alloggi su 38.500 secondo le ultime stime, il ben noto racket degli appartamenti sfitti.
Un anno fa un articolo del Foglio metteva in evidenza come nessuno conoscesse veramente il reale numero dei residenti del “quadrilatero” che formalmente si aggirava intorno ai 12 mila, di cui 5 mila stranieri, prevalentemente egiziani e maghrebini. Vi è però tutta quella parte di “mondo sommerso”, individui irregolari, impossibili da quantificare. Una cosa è certa, nella zona non sembra di essere a Milano ma piuttosto in qualche casbah di Algeri o del Cairo, con donne che indossano il velo parziale ma anche molte con quello integrale che lascia intravedere soltanto gli occhi.
Maghrebini che entrano ed escono dalle macellerie islamiche della zona, dai portoni dei palazzi a tutte le ore del giorno e della notte, altri che si muovono tra i pochi bar circostanti, il parco giochi che di ludico ha oramai ben poco.
Il venerdì mattina è possibile vedere molti musulmani avviarsi verso il Palasharp per la jumma, la preghiera del venerdì, anche se alcuni residenti affermano di averne visto diversi infilarsi in dei portoni, ipotizzando la presenza di qualche sala di preghiera abusiva.
Sul piano della sicurezza la zona di piazzale Selinunte è una vera e propria bomba ad orologeria perché presenta tutte le caratteristiche di una banlieue e non è certo un caso che ben due attentatori, il libico Mohammed Game e il marocchino Nadir Benchofri, fossero alloggiati proprio qui.
Il primo nell’ottobre 2009 si fece saltare in aria all’ingresso della caserma dei Carabinieri “Santa Barbara” senza riuscire a ferire nessuno se non se stesso; il secondo venne invece arrestato nel dicembre del 2016 mentre progettava un attentato presso un centro commerciale. Game alloggiava in via Civitali mentre Benchofri in via Tracia.
Qui è facile insediarsi, affittando abusivamente un appartamento all’interno di uno dei palazzoni-labirinto del racket senza dover fornire documenti, facendo affidamento su una serie di contatti “informali” che permettono di muoversi tranquillamente senza lasciare traccia, utilizzando recapiti telefonici di schede SIM temporanee.
Insomma, più che di “merende di quartiere” nella zona c’è bisogno di ripristinare la sicurezza e le istituzioni farebbero bene ad occuparsene al più presto, visto che la situazione va oramai avanti da tempo e non lascia
presagire nulla di buono. Non solo, ma sarebbe opportuno muoversi preventivamente affinchè altre zone di Milano, come Corvetto, piazzale Cuoco e via Padova alta non facciano la medesima fine, visto che i segnali ci sono tutti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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