Anziani e tutele, la webcam del giudice negli ospizi

Grazie alla tecnologia non sarà più necessario portare i degenti in tribunale

Anziani e tutele, la webcam del giudice negli ospizi

Basta con il costoso, defatigante e un po' avvilente andirivieni di anziani in barella dagli ospizi verso il Palazzo di giustizia, dove centinaia di loro sono costretti a presentarsi per un triste compito: permettere al giudice di verificare di persona la loro fragilità mentale, e la necessità di provvedere d'autorità a decisioni che un tempo prendevano da soli. Presto il progresso tecnologico consentirà al magistrato di collegarsi via Internet alla residenza dove i vecchietti si trovano ricoverati, vederli in faccia, ascoltare ove possibile le loro voci: in modo da essere sicuro che siano davvero incapaci di intendere ai propri bisogni e ai propri affari. I primi ospizi a venire coinvolti nella sperimentazione saranno il Pio Albergo Trivulzio, meglio noto come «Baggina» e la residenza Anni Azzurri

L'innovazione, senza precedenti in Italia, è stata voluta dai magistrati della sezione Tutele del tribunale. Sono loro, in caso di incapacità, a dover decidere sulla destinazione dei beni. Sono oltre tremila i casi di cui i giudici delle Tutele devono occuparsi ogni anno, e di questi quasi il venti per cento riguarda anziani non autosufficienti, non più in grado di camminare sulle proprie gambe, e che finora devono essere portati in ambulanza fino in tribunale, dove spesso sono costretti a lunghe attese in corridoio o in cortile. É un passaggio reso obbligato dalla legge, che stabilisce che in questi casi i cittadini siano sentiti dal giudice, per evitare che (come a volte purtroppo accade) il loro stato di infermità sia solo una invenzione dei parenti per mettere le mani sul patrimonio.

L'allungamento della vita media ha aumentato sensibilmente il numero dei casi per i quali si rende necessario l'intervento dei giudici, che (a differenza di quanto avveniva fino a poco fa) utilizzano il meno possibile lo strumento dell'interdizione legale, preferendo modalità meno brutali di intervento. «Si può immaginare - spiegano alla sezione Tutele - quando sia umiliante per un uomo che ha lavorato per tutta la vita accettare il fatto di trovarsi interdetto, ufficialmente proclamato incapace di tutto». Così si preferisce affidare le decisioni direttamente al giudice, o nominare nei casi più complessi un amministratore di sostegno.In ogni caso, però, il magistrato è obbligato a sentire l'anziano prima della decisione. Così il giudice Ilaria Mazzei si è fatta promotrice dell'idea degli interrogatori virtuali, fatta propria dai suoi colleghi. Il progetto prevede che il magistrato dalla sua stanza si colleghi al ricovero attraverso Lincs, una programma di voip. Nella residenza si troveranno insieme all'ospite il direttore amministrativo o un suo delegato, chiamati a certificare come pubblici ufficiali l'identità dell'anziano. Le dichiarazioni di questi potranno venire registrate direttamente sul computer del magistrato o verbalizzate a mano.

A impedire il decollo dell'esperimento era finora il più banale dei problemi: la mancanza delle telecamere da collegare al computer. Ma ieri il pacco con le webcam faceva mostra di sè nella stanza della dottoressa Mazzei.

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