Assalto alle cattedre Per Maroni servono «concorsi regionali»

Il governatore attacca: «Troppi insegnanti meridionali È l'ennesima porcata di questo governo contro il Nord»

Assalto alle cattedre Per Maroni servono «concorsi regionali»

«Discriminazione territoriale in salsa renziana». È questa la reazione del governatore Roberto Maroni che ieri di buon mattino ha retwittato l'articolo del Giornale che denunciava il decreto dei ministeri del Lavoro e dell'Economia varato il primo agosto con il quale fra l'altro si offrono novanta giorni di ammortizzatori sociali in più ai cassintegrati con residenza al Sud, rispetto a colleghi del Nord che magari hanno lavorato con loro fianco a fianco nella stessa fabbrichetta brianzola. Tre mesi in più di mobilità in deroga che sta facendo infuriare tanti disoccupati «nordisti». Perché non solo chi lavora al Sud è ancora una volta privilegiato (e assistito), ma lo è anche se lavorando al Nord con tanto di domicilio nei pressi del posto di lavoro, ha mantenuto la sua originaria residenza. Molti, in Lombardia, i casi di operai della stessa fabbrica con diverso trattamento: sette mesi di aiuto agli uni, dieci agli altri.

Così come Maroni si scaglia contro l'assalto degli insegnanti del Sud che un paio di mesi fa e poco prima della chiusura, hanno dato l'assalto alle graduatorie «padane» scavalcando gli insegnanti locali rimasti a bocca asciutta proprio nel momento in cui stavano già immaginando di sedere su quella cattedra sognata per tanti anni. Emblematico il fatto che a Torino siano stati assegnati ai precari delle regioni meridionali l'84 per cento dei posti a disposizione, mentre nella scuola primaria di Milano la percentuale abbia addirittura toccato il 98 per cento, dato che tutti i posti fino al 237 sono occupati da chi arriva da fuori regione. Gente che, sempre nel rispetto della legge, ha utilizzato anche i siti internet nati proprio per dare la caccia alle regioni più appetibili. «Ecco l'ennesima porcata del Governo contro il Nord - il durissimo attacco di Maroni - L'unica via sono i concorsi pubblici regionali». Una battaglia non solo lombarda, visto che da Trieste il capogruppo della Lega alla Camera dei deputati Massimiliano Fedriga si chiede «perché i sindacati non difendono gli insegnanti del Nord massacrati dalle graduatorie che non permettono loro di accedere al posto di lavoro?». Una domanda più che legittima, visto che a Torino delle 129 cattedre su cui puntavano i precari storici, 108 saranno assegnate a nuovi arrivati. Di cui metà sono siciliani. E a Bergamo tutti e cinque i posti vanno a maestri del Sud. Per il professor Stefano Bruno Galli, capogruppo della Lista Maroni in Regione, «sono percentuali che fanno rabbrividire. Il governo deve dare pieni poteri alle Regioni, la gestione centralista non ha mai funzionato. Dall'università fino alla scuola dell'obbligo, il sistema va solo se è regionalizzato».

Purtroppo, spiega Galli, «con il vecchio titolo V della Costituzione c'era ancora qualche possibilità di chiedere qualche forma di autonomia nella gestione delle scuole, ma ora lo stanno asfaltando». Anche il segretario del Carroccio Matteo Salvini è da sempre un grande sostenitore dei concorsi pubblici regionali. «Chissà quanti dei prof fregati hanno votato per Renzi».

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