La sinistra fa il suo «mestiere». Tassa e spende. Lo fa - va detto - con uno zelo perfino sorprendente, perché neanche il suo peggior detrattore avrebbe potuto immaginare una serie di stangate come quella decisa in 3 anni da Palazzo Marino: 770 milioni di aumenti fiscali su tutto, dall'Irpef alla tassa di soggiorno, dalla Cosap alle imposte sulla casa (senza considerare gli aumenti tariffari Atm). La sinistra fa il suo «mestiere», nefasto per famiglie milanesi e aziende insediate in città, ma queste mazzate non sono affatto inevitabili. Anzi. Ora più che mai si apre un'autostrada per chi voglia invertire la rotta: togliere le mani pubbliche dalle tasche dei cittadini, erogando possibilmente servizi più efficienti. È il parere di Alberto Mingardi, direttore generale dell'Istituto «Bruno Leoni», uno dei (rarissimi) santuari liberali italiani, che su energia e ambiente, concorrenza e libertà, privatizzazioni e fisco cerca di regalare un punto di vista innovativo al Paese ispirandosi al modello dei think tank anglosassoni. «Sì - conferma Mingardi - stiamo parlando di uno spaventoso aumento della pressione fiscale». Ma un'altra Milano è possibile. Basta dare un'occhiata alle partecipate. «Il fatto che Milanosport sia ancora del Comune è una cosa che grida vendetta al cospetto del Signore - dice Mingardi - Si ha l'obiettivo, socialmente comprensibile, di consentire l'accesso alle attività sportive e di fitness di alcune fasce della popolazione? Bene ma bisogna farlo direttamente? Non si potrebbe operare con dei buoni sport risparmiando un po' quattrini?». Il tema dell'enorme massa di denaro pubblico prelevata dai cittadini e spesa dal Comune è aggravato dal fatto che il livello dei servizi non è migliorato: «I servizi non miglioreranno mai - assicura Mingardi - se si continua a operare in regime di monopolio». E Milanosport non è certo l'unico esempio di partecipazioni anacronistiche. «Abbiamo visto un'esplosione dei servizi di car sharing - premette - e mi chiedo: è necessario che Atm, quindi il Comune, voglia erogare questo presidio pubblico quando ci sono importanti case automobilistiche già attive e interessate? Perché non collocare sul mercato questa partecipazione?». Ma il discorso si può allargare ad altre privatizzazioni. «Milano Ristorazione comunale ha senso?». «Occorre ragionare in termini di arretramento della macchina pubblica - sostiene Mingardi - ma il problema è che l'attuale perimetro serve a tutelare apparati e burocrazie». «Prendiamo tutto il settore del trasporto pubblico locale. Non è difficile immaginare un servizio messo a gara sulla base di parametri decisi dal Comune. Il problema è la forte sindacalizzazione. La stessa per cui c'è uno sciopero ogni 2 mesi, con un danno all'utenza, che non sa nemmeno perché si sciopera, il tutto a un anno dall'Expo», tanto che la proposta del «Giornale» di una moratoria sugli scioperi nel semestre di Expo a Mingardi appare ragionevole, se non altro perché «si riscoprirebbe il significato di questo strumento contrattuale».
E intanto anche sulla vicenda Uber Palazzo Marino ha fatto «grande confusione, lasciando scatenare questa guerra all'abusivismo con i tassisti che dicono blocchiamo la città per la legalità» e il Comune che non si pone, per quel che riguarda licenze dei tassisti «il problema di una compensazione». «La domanda da cui partire, anche a Milano, è: quanto Stato vogliamo?». E da qui deve partire chi vuole proporre l'alternativa al socialismo municipale. Pisapia - dice Mingardi - ha fatto quello che ci si aspettava. Certo, poteva avere un'impostazione ancor più statalista. È però un sindaco che appare vicino alla cittadinanza, e questo è un pregio. Detto questo, buona parte della politica di questi anni è stata improntata a criteri assurdi. E la sua squadra ha dato dimostrazione di debolezza.
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