"La campagna acquisti di Fdi non è rispettosa degli alleati"

Il commissario di Forza Italia oggi a «Futuro Milano» «Il modello è Albertini. Vedrei bene una consultazione»

"La campagna acquisti di Fdi non è rispettosa degli alleati"

Massimiliano Salini, commissario regionale di Forza Italia, che cosa sarà «Futuro Milano», l'evento organizzato per oggi dal suo partito?
«Il tentativo di mettere a terra mille discorsi su Milano e farli diventare lavoro concreto e sistematico. Milano per dimensioni e importanza è una speranza affinché l'Italia non si chiuda in se stessa, noi intendiamo trattarla come una sfida per tutto il Paese. Si tratta di un lavoro umile, cioè serio, ma di alta visione».

Ma il Pd rivendica sempre per sé il merito di una Milano aperta, europea e internazionale.

«Veramente, io non credo ci sia una solo milanese che ritenga che debba essere assegnato alla sinistra il merito di questa apertura di Milano. Non è merito né della destra né della sinistra, ma di una società civile che, a partire da Sant'Ambrogio, si mette al servizio di una cultura che diventa azione, al servizio del bene e del meglio».

Non è merito loro...

«Se ritengono di averne il copyright, questa è solo la dimostrazione della insipienza di una sinistra che si guarda allo specchio ma è scadente nell'attenzione ai cittadini, è un'idea di superiorità che si traduce in una condanna della sinistra, come vediamo alle elezioni».

Sala è un'altra cosa o no?

«Ha una postura diversa, ma pare un po' a disagio nel mondo della sinistra, per quanto abbia molti dei tic della sinistra benpensante, accovacciata nel politicamente corretto a tutti i costi, e semplificazioni che usa come protezione per ripararsi da un giudizio sugli effettivi risultati che si devono portare quando si amministra. Milano ha bisogno di qualcosa di più di un nodo ben fatto. Ci vuole il coraggio anche di stropicciarsi la giacca, l'ardore di andare nel fuoco per portare avanti la città».

Voi dove lo troverete?

«In mezzo alla gente, nella vivacità imprenditoriale e culturale di Milano, nella ruvidità o nella rabbia delle periferie. La figura di Albertini rappresenta un modello di civismo innovativo. Era fortissimo, non era un prodotto dalla politica ma collocato in uno schieramento. Ha sempre riconosciuto vicinanza e gratitudine a Berlusconi, che ha dato il via a questa esperienza eccezionale. Serve una figura così. Non sono ossessionato dal civico, serve qualcuno che sappia qual è la grandezza di Milano».

Le primarie come le vede?

«Non sarebbe male lavorare a una selezione che coinvolga tutto il popolo del centrodestra e i movimenti civici, penso a Piattaforma Milano e a queste realtà. Non sarebbe male se si esprimessero, dalla base in su. Le primarie, senza formalismi, sarebbero il coronamento di un lavoro del genere, dal basso verso lo spazio - dico così perché porterò a Milano la delegazione dell'Europarlamento che discuterà il programma spaziale».

Fi sta subendo delle fuoriuscite nelle Zone di Milano.

«C'è questa vivace campagna acquisti di Fdi, che vede alcuni notri militanti sensibili. Forza Italia sta facendo un lavoro umile di ripartenza, consapevole della vivacità comunicativa di Salvini e Meloni, ma sappiamo che senza la qualità della nostra proposta il centrodestra non esisterebbe, sarebbe indigeribile».

È normale questo travaso?

«Speriamo che i nostri compagni di viaggio - che hanno avuto momenti di crisi e sono sempre stati trattati con rispetto - non confondano le idee agli elettori e invece di dedicarsi a una proposta per Milano e magari scagliarsi contro gli avversari comuni, non si mettano a fare capricci per conquistare piccoli e fugaci trofei. Spero non ci sia il tentativo di indebolire i compagni di viaggio, altrimenti non si potrebbe più parlare di viaggio comune. Ma sono ottimista, e molto contento di come vanno le cose in Regione. Il centrodestra unito farà bene alle elezioni e tornerà a governare il Paese».

I congressi di Fi? A Milano?

«Decideremo con Cristina Rossello, vista anche questa fase commissariale, che procede molto bene. Cristina sta facendo un lavoro egregio, non senza punti di criticità, ma tanto di cappello: è l'esempio di come si possono tenere insieme contenuti e gestione pratica dell'ordinario. I congressi sono stati celebrati, dopo un po' che non si facevano, ed è venuta fuori anche un po' di diseducazione alle dinamiche congressuali. Molti chiedevano democrazia interna, ma alcuni di quelli che la chiedevano si sono poi trasformati nei detrattori, affondando in una contraddizione palese.

Non si parla di democrazia: o si pratica o meglio stare zitti. I congressi celebrati sono validi e ci sono persone in campo per dare nuova vita al lavoro di Fi. Sono lì per fare il loro dovere, aperte al dialogo con tutti, compresi colori che hanno fatto ricorso».

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