Riceviamo e pubblichiamo.
In relazione all'articolo «Il giallo del Castellani falso» pubblicato in data 11/4/18 desidero precisarvi quanto segue. L'acquirente lamenta il fatto di aver acquistato un quadro falso presso la galleria Mayor di Londra, ma invece di rivolgersi direttamente al venditore mi chiama in causa per avergli segnalato il dipinto e fatto da tramite, nonché da traduttore, con la galleria inglese. Ora, a parte il fatto che le responsabilità legali di una vendita ricadono su chi emette la fattura, preciso: il dipinto di cui sopra è stato eseguito da Enrico Castellani per ammissione dello stesso autore, come è provato da una autentica da lui redatta sul verso di una fotografia il 4.12.1996 e da un'altra firmata nella medesima data da Renata Wirz, responsabile dell'archivio Castellani, autentiche di cui nessuno ha mai contestato la validità. In seguito alla vendita all'asta del dipinto, la Fondazione chiese di visionare l'opera rilevando la presenza di una firma apocrifa, ovvero non riconducibile alla mano dell'artista, sul retro della tela. Non si tratta quindi di un quadro falso, ma di una iscrizione non autografa, che è cosa ben differente. Naturalmente il sottoscritto, che non ha mai potuto vedere il retro della tela, non era al corrente di questa circostanza. Mi è capitato di osservare un caso analogo nel catalogo di un'asta che si terrà a Milano il prossimo 18 aprile. Una scultura di Fontana reca sotto la base un'iscrizione «Fontana» non autografa, ma non per questo non è un'opera dell'artista, tanto è vero che è pubblicata nel catalogo generale e venduta regolarmente. A quanto mi risulta, inoltre, la galleria di Londra avrebbe offerto al proprietario un risarcimento pari al prezzo raggiunto in asta (130.000 euro), risarcimento che è stato rifiutato dal collezionista.
Matteo Lampertico
Prendiamo atto delle dichiarazioni di buona fede, per altro già in parte pubblicate nell'articolo su «il giallo del Castellani falso». Di giallo si è parlato, per l'appunto, in quanto la vicenda presenta lati oscuri e inquietanti che, auspicabilmente, potrà chiarire la Procura di Milano che ha sequestrato il quadro e avviato un'indagine. Poco chiara è la stessa posizione dell'Archivio Castellani che registrò quell'opera in un primo tempo, ma ne rifiutò la pubblicazione nel catalogo ragionato per «mancata visione».
In seguito all'esame avvenuto nel 2017, giunse a definire la firma del quadro una «grossolana imitazione» e le iscrizioni dell'autentica «erronee». Ora, è possibile definire autentico un quadro che reca una firma falsa, ovvero «apocrifa»? E quella firma chi l'ha messa e perchè? La magistratura chiarirà.Mimmo di Marzio
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