Cernilli al Principe di Savoia presenta la guida sui vini top d'Italia

Le eccellenze milanesi fanno rete attorno al vino. Con la Vendemmia di Montenapoleone sono arrivati nelle boutique più chic di Milano i sommelier e le cantine top d'Italia. Sarà poi speciale l'incontro di oggi all'hotel Principe di Savoia dove è atteso il numero uno della critica enologica, Daniele Cernilli che presenterà la sua Guida Essenziale ai Vini d'Italia 2016 (Mondadori). Al mattino, premiazione del meglio del settore, dalle ore 16 fino alle 21 si degustano (a ingresso libero) i vini dei 130 migliori produttori italiani. La Guida ha analizzato 867 aziende per un totale di 2168 vini. Esito: 86 hanno avuto le 3 stelle e 198 hanno ottenuto un punteggio superiore a 95. In cima alla classifica, con 99/100, Cerbaiona: storico marchio del Brunello di Montalcino. In 552 pagine, la Guida passa in rassegna il meglio dell'Italia vinicola. «La peculiarità di questo volume - spiega Cernilli - è che non abbiamo valutato migliaia di aziende, secondo la prassi corrente. Ci siamo invece concentrati già in partenza su un numero ristretto. Inoltre abbiamo degustato i vini in manifestazioni, tramite consorzi, senza chiedere campioni ai produttori. Cerbaiona, per esempio, spesso premiata, non manda mai campioni ai critici» favorendo l'imparzialità del giudizio. Cernilli ha eletto Dettori a miglior azienda dell'anno. Perché miglior vino non vuole dire - dunque - miglior azienda? «Non necessariamente. L'azienda top è quella che ha fatto un insieme di vini che piacciono di più, ha saputo meglio interpretare l'andamento stagionale rispetto ad altri. Il caso di Alessandro Dettori, caposcuola della biodinamica, con il suo approccio ha ottenuto risultati straordinari». Poi si sa, il successo di un vino sta nella bontà del prodotto ma anche nella capacità di comunicarlo. In tal senso, la Francia è maestra, e l'Italia? «Ci sono stati miglioramenti, ma si può fare di più.

I francesi producono gli stessi nostri quantitativi di vino ma fatturano il doppio proprio perché sono più abili nel valorizzare i loro prodotti, sanno far rete nelle vendite mentre da noi si tende a parlar male l'uno dell'altro».

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