Il Comune fa cassa: tassa di soggiorno sull'affitto fai-da-te

A pagare anche le offerte sui siti web specializzati Ipotesi di 2 euro come per gli alberghi a due stelle

Maria SorbiE ora anche chi affitta una stanza ai turisti per brevi periodi dovrà pagare la tassa di soggiorno. Il Comune, che mai come ora ha bisogno di far cassa, mette fine a quella giungla che si è creata a cavallo di Expo e fissa i paletti anche per i bad and breakfast fai-da-te. Fino ad oggi i milanesi che hanno ospitato stranieri per qualche giorno o che hanno «prestato» la propria casa per un mese hanno fatto affari d'oro. E intascato la cauzione pulita pulita, al netto solo delle spese vive. Ora invece dovranno rispettare le stesse regole imposte agli albergatori. Che più volte si sono lamentati della «concorrenza sleale». Il Comune ha approvato la delibera che prevede la tassa anche per soggetti come Airbnb e per le altre piattaforme digitali che permettono ai privati di affittare. Questi soggetti, previa convenzione col Comune, verranno riconosciuti alla stregua dei titolari di strutture ricettive come gli alberghi e quindi, potranno riscuotere la tassa di soggiorno e versarla a Palazzo Marino per conto degli affittacamere.Significa che se finora una stanza è stata affittata, mettiamo, a 30 euro al giorno, verrà fatta pagare 32 euro. È infatti possibile che la tassa sia di 2 euro, come per gli alberghi a due stelle. Ma la tariffa verrà ufficializzata nelle prossime settimane, probabilmente prima che venga approvato il regolamento, cioè entro un mese. «L'orientamento - spiega l'assessore al Turismo Franco D'Alfonso - è quello di attribuire lo scaglione minimo di due euro a questo tipo di occupazione. La finanziaria di quest'anno ha assimilato la tassa di soggiorno alle altre imposte locali e impedisce qualsiasi variazione alle agevolazioni». Su richiesta degli albergatori, i dati relativi alla tassa di soggiorno verranno trasmessi esclusivamente per via telematica. Obbiettivo: rendere più semplice e veloce la gestione dei documenti, senza più carta.La tassa mette fine a quella zona d'ombra che si era creata in città, soprattutto negli ultimi mesi. E che aveva incuriosito parecchio i turisti di Expo, spesso più attratti dall'affitto di una camera o di un bilocale che da un soggiorno in albergo. Resta irrisolto il problema di chi affitta casa senza appoggiarsi alle piattaforme on line ufficiali e magari pubblica sui siti Internet o sui social annunci indipendenti.

«Non c'è dubbio che chi affitta - spiega D'Alfonso - dovrebbe dichiarare l'occupazione e pagare la tassa, è chiaro che questo fenomeno, che era molto marginale, in occasione di Expo ha assunto dimensioni consistenti, stiamo parlando di percentuali che incrementerebbero la capacità ricettiva del 15-20%, 50-100mila presenze in più al mese». Ovviamente il Comune non si fa scappare l'occasione di fare cassa. Ma la tassa ha anche lo scopo di «tenere sotto controllo un fenomeno destinato a crescere».

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