Balle. Balla numero uno: l'aria oggi è inquinata al superlativo assoluto. Non vero: l'aria di Milano è dieci volte meno cattiva rispetto a trenta anni fa. Balla numero due: la colpa dello smog è delle auto. Non è vero: i veicoli privati incidono sull'inquinamento atmosferico per l'8 per cento.
Lo dimostrano dati alla mano, con verificabile e ripetibile rigoroso metodo scientifico, due ricercatori dell'università Statale stufi di sentirsi propinare sempre le stesse «verità», amplificate dai mass media «che - sbotta Andrea Trentini - insieme alla politica e alla gente fanno considerazioni mai basate sui fatti». Lui, insieme al biologo Enrico Engelmann hanno incrociato dati di Arpa, normative europee, statistiche e quant'altro e dopo un lavoro di studio durato sette mesi hanno partorito un libretto, per ora scaricabile solo on line, ma entro la fine di ottobre probabilmente anche su carta. Si intitola «Arcipelago Area C», rilettura in salsa milanese del saggio narrativo di Aleksandr Solzenicyn. Lì il viaggio era nella dittatura comunista in Russia dentro i campi di concentramento amministrati dal Gulag. Qui il «campo» è diverso. Si tratta di inquinamento, polveri e divieti al traffico ma affrontati con altrettanta lucidità e precisione. «Nel corso degli ultimi anni confrontando i dati reali con quanto veniva detto sui giornali e in televisione, ci siamo resi conto che l'argomento veniva trattato con enorme superficialità - scrivono - Grande spazio veniva lasciato a proclami allarmistici, tesi a far credere all'opinione pubblica che l'aria a Milano è estremamente inquinata, che lo diventa sempre di più e che a causa di ciò la salute dei milanesi è in grave pericolo. Inoltre si è sempre implicitamente o esplicitamente affermato che il grande colpevole è l'automobile privata, e che perciò era di essenziale importanza disincentivarne, con ogni mezzo, l'utilizzo». Niente di più falso. Lo dicono e lo scrivono. Punto numero uno: «l'aria di Milano non è mai stata così poco inquinata come ai nostri giorni. Ridotti di un terzo benzene, il diossido d'azoto e monossido di carbonio. Il diossido di zolfo si è praticamente azzerato. Resta il Pm 10 che è comunque diminuito ma negli anni sono cambiati i metodi di misura che a parità di concentrazioni danno risultato peggiore». Punto numero due: «Non vi è la minima evidenza sperimentale a favore del fatto che le automobili private siano la principale fonte di inquinanti a Milano (almeno di quelli - le polveri sottili - che ancora con periodicità superano - di poco - le soglie di legge)». Punto numero 3: «tutti i dati a disposizione indicano che il grosso dell'inquinamento (quel poco che rimane, sia ben inteso) è dovuto ai riscaldamenti». I dati? Eccoli. «Il rapporto tra riscaldamento e trasporti è di 60 a 40 per cento - entra nel merito Trentini - ma dentro quel 40 per cento ci sono tutti i trasporti, auto, bus e mezzi pesanti». I veicoli privati costituiscono secondo la loro indagine per l'8 per cento. «Il grosso è dato dalle caldaie egli impianti industriali - prosegue - ma resta ancora dei buchi come quello che riguarda il servizio pubblico. Non sappiamo perché non vengono forniti i dati su che tipo di mezzi pubblici utilizziamo. C'è scritto a caratteri cubitali Ecodiesel ma solo perché da anni ormai il diesel è senza zolfo. Che euro sono i bus che circolano per Milano? Qual è l'inventario?». Non solo. Chi l'ha detto che un bus inquini meno di 30 auto? Rilancia Trentini. Se le macchine sono ibride o di ultima generazione pesano meno sull'inquinamento atmosferico di un bus che sputa veleni in giro per tutta la città. E lo hanno motivato calcolando un percorso tipo che dà il bus vincente solo se è elettrico o - eventualmente - a metano. Area C «non serve a niente. Basta vedere le centraline del Pm 10 dove i valori sono invariati tra pre e post area C». Anzi saliti di un microgrammo se proprio vogliamo dirla tutta.
«L'amministrazione a Milano non ha mai smesso di praticare un gioco delle tre carte in cui il provvedimento, a seconda dell'interlocutore e del merito della discussione, viene presentato come provvedimento contro la congestione stradale oppure come provvedimento anche (o soprattutto) contro l'inquinamento - spiegano gli autori - Quando l'interlocutore è tecnicamente preparato sul tema inquinamento, l'amministrazione adduce la lotta al traffico in eccesso come motivazione alla base dell'Area C. Quando però serve un argomento dialetticamente forte e l'interlocutore è abbastanza poco addentro alla materia da rendere la cosa possibile, ecco allora che l'amministrazione, e chi la sostiene in questo provvedimento, fanno appello al miglioramento della qualità dell'aria e alla salute pubblica».
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