Delinquenti dai pugni facili nella stirpe di sinti abruzzesi

Spada, Casamonica e Guarnieri le famiglie più «note» provenienti da un unico ceppo, da Roma a Milano

Delinquenti dai pugni facili nella stirpe di sinti abruzzesi

Nel quartiere serpeggiano domande a cui nessuno può ancora dare una risposta, ma l'operazione delle forze dell'ordine nel nampo rom di via Bonfadini era attesa da tempo.

Persino alcuni membri della Consulta Rom e Sinti avevano abbandonato i progetti con cui cercavano di portare legalità e condizioni di vita decenti in quel campo diventato una calamita per chiunque viva oltre le regole. Il fatto meno grave erano le continue auto bruciate. E non sempre dai rom, perché i buchi neri della città spesso servono da copertura anche ad altri.

Ieri però è stata smantellata da una poderosa indagine dei carabinieri, un'organizzazione molto più ampia dei sei arresti di giornata eseguiti a Milano. E che ha fra i suoi protagonisti alcuni appartenenti a un ceppo di zingari giunto in Italia secoli fa e stabilitisi in Abruzzo. Guarnieri, Di Rocco, Spada e Casamonica sono solo alcuni dei cognomi più noti. Un'etnia che nella sua storia ha saputo produrre alcuni dei migliori pugili italiani, basta guardare i palmarès. Ma anche alcuni dei criminali più mediatici, visto che la testata rimediata da un giornalista a opera di uno Spada è ormai rimasta scolpita nella memoria collettiva.

A Milano nel quartiere delle case bianche questo ceppo incastrato tra nobiltà sportiva e criminalità, aveva già il volto di uno «pericoloso», come affermato da lui stesso. Quel Guido Guarnieri senior che raccontava con orgoglio la decina di coltellate inferte a un nemico che lo voleva uccidere. «E meno male che non l'ho ucciso» disse, perché così dopo qualche anni di galera era potuto tornare nel quartiere. Anche lui aveva vissuto per anni nel campo di via Bonfadini, poi gli avevano abbattuto la baracca in «un'operazione pulizia» coordinata dal Comune e lui si era trasferito alle case bianche. Lì aveva preso i modi del boss, controllando direttamente o indirettamente decine di appartamenti e buona parte delle cantine su cui campeggiava la scritta «Cantine di Guido lo zingaro».

Ma anche Guido Guarnieri, il nipote omonimo, aveva impersonato il volto negativo dei sinti abruzzesi: mentre un gruppo di volontari cercava di coinvolgerlo in progetti positivi, all'inizio del 2018 venne arrestato con l'accusa di aver narcotizzato e violentato una ragazza in un bar. La delusione tra chi nella comunità cercava di indirizzarlo verso una vita normale fu tanta.

C'è poi stato perfino un momento in cui il campo di via Bonfadini aveva quasi assunto un'aria simpatica grazie alla figura di 500Tony, un rapper di nove anni che ci viveva. Ma poi l'ultima operazione ha riportato tutti con i piedi per terra. Bonfadini non è un ritrovo per giovanissime star di Youtube, resta un luogo con poche speranze in cui i ragazzini non vengono portati a scuola ed è facile immaginare in queste condizioni quale possa essere il loro non certo sereno destino.

Intanto nella zona abituata a una difficile convivenza cominciano ad affiorare i dubbi: finirà come quando

sgomberarono Guido senior? Le Case Bianche vivranno sotto l'urto di un'altra ondata di sbandati in cerca di casa? La saga nera dei sinti abruzzesi del sud Milano qualcuno spera potrebbe essere finita. Ma non è certo. Anzi.

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