Un disabile fa causa a Palazzo Marino: «Limita la mia libertà»

Un disabile fa causa a Palazzo Marino: «Limita la mia libertà»

A gennaio il sindaco e il suo assessore alla Mobilità Piefrancesco Maran (nella foto) non ci avevano girato intorno. «Non ci sono soldi, dobbiamo fare delle scelte e quindi il 2013 sarà l'anno delle scale mobili, il prossimo speriamo di investire sugli ascensori». Giuliano Pisapia spiegava ai disabili che per ragioni di spending review, quel 30% per cento delle stazioni della metropolitana ancora off limits per chi viaggia in carrozzina lo sarebbero state per altri dodici mesi. É un eufemismo, ci vorrebbe comunque molto più tempo per realizzare gli impianti, e la situazione di bilancio non promette meglio per il 2014. Le scale mobili vengono usate da un maggior numero di pendolari, per il Comune hanno la priorità.
Ma i disabili sono stufi di essere considerati cittadini di serie b, qualcuno inizia a ribellarsi. Lo ha fatto Francesco R., un residente a Opera che si muove in carrozzina e ha denunciato la sua difficoltà a circolare sull'area milanese a causa delle barriere architettoniche: non solo metrò (tre su dieci) o tram (il 25%) ancora senza pedane, il problema sono anche i marciapiedi sconnessi o privi di rampe per accedere agli autobus alla fermata, l'assenza di materiali antiscivolo, le buche e di raccordi tra marciapiedi e passi carrabili, le banchine troppo alte. Esempi pratici della difficoltà per una persona con handicap a girare in città, riassunti nel ricorso depositato al Tribunale di Milano, con l'assistenza dell'avvocato Barbara Legnani. Il ricorso - che verrà discusso davanti al giudice Orietta Miccichè - chiama in causa il Comune a Atm per farne accertare «la condotta discriminatoria in relazione all'incompleta rimozione delle barriere architettoniche che ostacolano l'accesso ai disabili ai mezzi di trasporto pubblico locale e per ottenere l'adeguamento delle infrastrutture e dei veicoli alla normativa vigente» nonchè «il risarcimento del danno asseritamente subito».
Non cifre choc, qualche decina di migliaia di euro. Ma nella sua denuncia (a cui la giunta si opporrà, ha votato giorni fa la costituzione in giudizio) Francesco sottolinea piuttosto il «peso» che lui e altre persone costrette in carrozzina costituiscono per lo Stato e che si potrebbe evitare in una città a misura di disabile: «Se trovassi un lavoro non graverei sul pubblico, farei a meno della pensione di invalidità». E cita le leggi italiane e Ue sul dovere dei sindaci di garantire servizi e mobilità alla popolazione, tutta. «Per un disabile circolare liberamente a Milano, andare al cinema o a cena da amici non è un capriccio ma un diritto, che viene vanificato dalle barriere architettoniche» fa presente. Aveva già provato a sollevare la questione con lettere inviate a Palazzo Marino, ma non ha mai ricevuto risposte. Per farsi ascoltare è passato alle vie legali. I disabili «vengono incentivati a prendere i bus», il parco mezzi infatti è già stato dotato al 100% di pedane, ma ricorda che dagli autobus bisogna anche salire e scendere e se i marciapiedi in moltissime fermate non sono adeguati si ritorna al punto di partenza. Servono rampe per le sedie a rotelle, ad esempio.

Atm, che esegue i lavori secondo le linee che il Comune indica nel contratto di servizio, ha adeguato per ora tutti i bus di pedane mentre resta off limits il 25% dei tram e in tre stazioni su 7 del metrò mancano gli ascensori, anche in snodi clou come San Babila o Centrale. Secondo la giunta, il Comune «garantisce i diritti dei disabili» e attua «ogni concreta misura per tutelarne la dignità».

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