Una manifestazione pacifica per combattere il degrado e proporre soluzioni ai problemi del quartiere: con questo spirito i cittadini di Lambrate e via Rubattino si sono riuniti ieri sera al Patronato Acli di via Conte Rosso per discutere la situazione del problema dovuto alla presenza dei nomadi, in gran parte di etnia Rom, che da anni stazionano nella zona creando gravi problemi ai residenti.
Degrado, illegalità, depressione di un'intera zona: contro tutto questo la parola d'ordine è "insieme", lo scopo quello di unire le forze per fare sentire la propria voce a istituzioni che qui vengono percepite come cieche e sorde.
A organizzare l'incontro sono due ragazze, Chiara e Roberta, che non hanno paura di metterci la faccia e proporsi come referenti di un'iniziativa che potrebbe risultare scomoda per i "piani alti" dell'amministrazione comunale. Già, perché al Patronato Acli non si parla solo di togliere le panchine e chiudere l'acqua alle fontane dei giardinetti che ospitano i nomadi, ma anche di azioni ben più concrete: si valutano class action contro il Comune (ipotesi poi scartata perché "inutile") e occupazioni pacifiche delle strade del quartiere.
Nei giorni scorsi i nomadi hanno derubato tre negozi, tentato di introdursi nei portoni delle case e devastato numerose vetture parcheggiate nella zona di Viale delle Rimembranze di Lambrate. Durante un'iniziativa organizzata per ripulire il quartiere, nei cespugli è stata ritrovata una borsa con oggetti da scasso.
Ieri sera la sala era gremita, almeno centocinquanta persone, in moltissimi non trovano posti a sedere: una buona metà di pensionati ed anziani, ma non mancano padri di famiglia e ragazzi arrivati qui con la fidanzata. Nonostante la manifestazione sia apartitica, il risentimento verso le istituzioni è palpabile: "Quando li abbiamo chiamati, i vigili ci hanno fatto capire che ci sono ordini dall'alto di chiudere gli occhi", grida una signora dal pubblico. Insinuazioni pesanti, che però raccolgono un mormorio di approvazione da parte della platea.
I residenti si lamentano i mancati interventi delle forze dell'ordine - "li chiamiamo ogni sera" - e si accordano per chiedere la presenza di pattuglie fisse, tempestando il centralino di telefonate, magari organizzando dei turni di chiamata.
Ad un certo punto prende la parola un ragazzo che abita vicino alla Stazione Centrale, giunto sin qui per raccontare come nel suo quartiere i cittadini siano riusciti a vincere il problema del degrado: questo perché "non è un problema di Rom o di italiani, ma solo di comportamenti!". I residenti di Lambrate tengono molto a non essere etichettati come razzisti, ma rivendicano il diritto a vivere tranquilli, senza doversi preoccupare ogni volta che una ragazza sola porta a passeggio il cane o deve rientrare a casa la sera tardi.
Per questo verrà creato un comitato, "Lambrate informa" con pagine apposite sui social network per coordinare le varie iniziative e denunciare le situazioni di degrado più evidente.
Sono stufi, disperati, ma hanno voglia di combattere: perché "i nomadi fanno quello che vogliono perché sanno di essere impuniti, ma noi non dovremmo chiuderci in casa,
non dovremmo lasciare la piazza a loro", mi confessa una signora. Nonostante la sfiducia, sembra il pensiero prevalente, è da serate come queste che si deve ripartire per combattere il degrado e riprendersi il quartiere.
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