Il glicine da record che ispirò Leonardo

Nel quartiere Morivione una pianta di sette secoli. Qui da Vinci e Ludovico il Moro discussero dei Navigli

Il glicine da record che ispirò Leonardo

Spinti da Expo i milanesi vanno a scoprire la loro città prima che lo facciano i turisti. Pensando a Leonardo da Vinci e alla sua passione per la natura, da cui egli stesso diceva di trarre acuta ispirazione, viene subito in mente la perduta vigna di corso Magenta, ma a Milano c'è un'altra pianta legata a Leonardo: un glicine in via Bernardino Verro numero 2 nel quartiere Morivione, zona meridionale della città.

Silenzio e mistero coltivano la vita del glicine: è o non è il glicine di Leonardo? Se la storia potesse essere misurata in unità di distanza potremmo affermare che la vita dei Navigli misura due chilometri. Tale è la lunghezza delle radici della pianta, un dato straordinario senza dubbio per questo esemplare dal pedegree impeccabile e degno di rientrare nel censimento degli alberi monumentali d'Italia, protetti secondo la legge del 16 febbraio 2013.

I giapponesi intorno a una maestà del verde siffatta ci avrebbero seminato un giardino metafisico, invece la metafisica italica è sempre una e una soltanto da qui a Pompei: l'abbandono. Secondo alcuni il bel fusto, dal tronco contorto e scuro come il collo di un cigno divino, fiorisce da ben 715 primavere.

Detto questo, cosa c'entrano i Navigli? Al pari di ogni suo simile il glicine protegge i molti ricordi e tra questi anche l'incontro tra Ludovico il Moro e il genio toscano che al riparo delle allora giovani fronde discussero, come la tradizione vuole, della Conca Fallata che accoglie le acque del Naviglio Pavese. Tradizione sfatata da un dettaglio: secondo il grande esperto di botanica Linneo il glicine, pianta originaria dell'America, entrò in Europa nel XVIII secolo, quindi è poco probabile che un suo esemplare sia stato contemporaneo di Leonardo.

«In ogni caso farò una proposta in consiglio comunale perché il glicine rientri tra i patrimoni di Milano e anche di più» dice il consigliere Gianluca Comazzi, visto che i probabili sette secoli e tre lustri di vita fanno della pianta la più vecchia della Lombardia ma forse d'Italia. Dice un vecchio proverbio: se vorrai essere un uomo dovrai fare un figlio, scrivere un libro o piantare un albero. Sono queste le tre migliori qualità da regalare al tempo a venire, affinché un po' del significato del nostro essere stati su questa terra non si perda come lacrime nella pioggia.

Il quartiere Morivione, che si sviluppa a sud di viale Toscana, era noto un tempo perché i milanesi andavano a celebrare la festa di San Giorgio bevendo latte e mangiando il pan de mein, il pane al miglio. Ma le piccole abitudini vanno perdute, come si è persa l'origine del glicine dai grappoli lilla. «Per la sua antica bellezza va inserito nelle guide della città» ribatte Commazi. Sarebbe un vero dono sapere se alla sua ombra Leonardo da Vinci andasse a trarre ispirazione per dipingere il Cenacolo o la Vergine delle Rocce.

E' probabile che la pianta sia sfuggita al censimento di Linneo e che sia stata la prima a ramificare in Italia.

Rimane un'ultima domanda: possibile che Leonardo non si fosse reso conto della rarità di questo spettacolo naturale e non l'abbia dipinto?

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